pubblicato a dicembre 2024
Visite: 73
prossima pubblicazione 2025
scienza
Il paradosso
Un paradosso è, genericamente, la descrizione di un fatto che contraddice l’opinione comune o l’esperienza quotidiana, riuscendo perció sorprendente, straordinaria o bizzara. Più precisamente, in senso logico-linguistico, indica sia un ragionamento che appare invalido, ma che deve essere accettato, sia un ragionamento che appare corretto, ma che porta a una contradizione.
Il paradosso del nonno
Il paradosso del nonno è un celebre paradosso (più propriamente un’antinomia) riguardante il viaggio nel tempo, più precisamente nel passato. Il primo a descriverlo fu René Barjavel, uno scrittore francese di fantascienza, nel suo libro “Il viaggiatore imprudente” (Le voyageur imprudent, 1943).
Il paradosso del nonno è stato molto utilizzato, in letteratura e nel cinema, per dimostrare che i viaggi indietro nel tempo sono impossibili. Infatti, il protagonista del film “Ritorno al futuro” del 1985, torna indietro nel tempo e cambia la storia ma così facendo mette in moto una serie di conseguenze che impediranno la sua nascita nel futuro, per cui non sarebbe mai nato e non sarebbe mai potuto tornare indietro nel tempo.
Il paradosso, quindi, suppone che un nipote torni indietro nel tempo e uccida suo nonno prima che incontri sua nonna, dunque prima che possa sposarsi e avere discendenza. L’ucisione rende impossibile l’esistenza di figlio/a e quindi del nipote e dunque dello stesso viaggio nel tempo che determina l’assassinio del nonno.
Ipotesi e soluzioni
Sono state proposte alcune ipotesi per risolvere la contraddizione non solo di questo paradosso, ma di tutti quelli derivanti da viaggi nel tempo:
- Secondo la teoria del multiverso questo paradosso non è una contraddizione, perché ogni “interferenza” col passato produrrebbe le sue conseguenze solo in un universo parallelo, nel quale la storia si evolve in maniera diversa.
- Un universo parallelo viene generato istantaneamente a ogni singola “interferenza”. Un viaggio nel passato comporterebbe la creazione di infiniti universi con infinite linee temporali.
- Se invece si assume che l’universo esistente sia unico, allora il paradosso è una vera e propria antinomia, perciò deve in qualche modo essere impossibile che il fatto paradossale avvenga. (“L’antinomia e un particolare tipo di paradosso che indica la compresenza di due affermazioni contraddittorie che possono essere entrambe dimostrate o giustificate. In questa situazione non è possibile applicare il principio di non-contraddizione“).
- Secondo la congettura di protezione cronologica (formulata da Stephen Hawking), deve in qualche modo essere impossibile ogni forma di viaggio indietro nel tempo, per motivi da noi ancora sconosciuti.
Infatti, secondo Stephen Hawking, si può viaggiare nel futuro, in quanto la relatività lo permette, ma non nel passato, proprio perché tali paradossi sono proibiti dalle leggi della natura. Secondo altri, se anche riusciste a cambiare il passato, creereste solo un’altra linea narrativa, un altro universo in cui il presente è diverso da quello che avete lasciato.
Stephen Hawking - "Benvenuti viaggiatori del futuro"
A tal proposito, il fisico, a caccia di prove sulla possibilità di viaggiare a ritroso nel tempo, aveva tenuto un “party” per chi viene dal futuro.
Il 28 giugno 2009, il cartellone e i palloncini accoglievano a Cambridge chiunque fosse tornato nel passato per visitare il professor Stephen Hawking. Ovviamente gli inviti furono stampati solo a festa conclusa, in modo che nessuno, tranne chi viveva nel futuro, leggendo l’invito potesse presentarsi. Nessuno lo andò a trovare.
L’esperimento fu uno scherzo (ma non troppo) del geniale scienziato britannico, che all’epoca dichiarò: “La teoria della relatività generale di Einstein sembra offrire la possibilità di curvare lo spazio-tempo a punto tale da tornare nel passato. Però è probabile che la curvatura attiverebbe un lampo di radiazioni tale da distruggere l’astrovave e forse lo spazio-tempo.”
La festa di Hawking era certamente una provocazione. Che però mette in luce una questione profonda: se il viaggio nel tempo è possibile, come mai non abbiamo ancora incontrato qualcuno venuto dal futuro? (i Dubbi di Fermi)
Il Portale delle curiosità di Cristina G.H.
e-mail: [email protected]
Sito: http://ilportaledellecuriosità.com/
Il paradosso di Fermi
Dato l’enorme numero di stelle nell’universo osservabile, è naturale pensare che la vita possa essersi sviluppata in un grande numero di pianeti e che moltissime civiltà extraterestri evolute siano apparse durante la vita dell’universo. Da tale considerazione nasce la domanda:
“Se l’universo e la nostra galassia pullulano di civiltà sviluppate, dove sono tutte quante”“
oppure
“Se ci sono così tante civiltà evolute, perché non ne abbiamo ancora ricevuto le prove, come trasmissioni radio, sonde o navi spaziali?“
Era questa la domanda che il fsico Enrico Fermi rivolse ai suoi colleghi a Los Alamos, durante una chiaccherata in mensa sugli extraterrestri. Secondo Fermi, qui furoi dovrebbe essere pieno di turisti alieni. Invece niente, non ce ne sono. Siamo soli? Il grande fisico italiano credeva di si.
Ma esiste almeno una soluzione ancora più pessimista di quella di Fermi: “tutte le civiltà intelligenti della galassia finiscono per autodistruggersi dopo poche migliaia di anni e noi presto le seguiremo“.
Il paradosso dei gemelli
Ci sono “due fratelli gemelli”. Uno dei due parte con un’astronave verso il sistema stellare più vicino, e viaggia alla velocità della luce. Arriva a destinazione in cinque anni, e torna a casa dopo altrettanti. Sulla Terra, in totale, sono pasati 10 anni, ma per il gemello che è partito, di anni ne sono trascorsi solo sei, perchè a velocità simili a quelle della luce, il tempo rallenta del 60%. Quindi il fratello che è andato nello spazio è tornato più giovane di quello che è rimasto a casa, stando alla teoria della relatività di Einstein.
Eppure, per il gemello astronauta il tempo è passato normalmente mentre vedeva la Terra allontanarsi alla velocità della luce. Il paradosso risiede nel sistema inerziale. Perché se quello di riferimento fosse relativo all’astronave, sarebbe il gemello “terrestre” più giovane di quello “spaziale”. L’osservazione fu usata dal filosofo Dingle per contraddire Einstein. Ma la prima ipotesi si rivelerà poi l’unica veritiera, al di là del sistema di riferimento.
Il principale sostenitore della questione fu prorpio Herbert Dingle, un fisico e filosofo inglese, il quale intendeva provare la non validità della teoria einsteiniana. Pur avendo ricevuto numerose confutazioni logiche da Einstein e Born, egli continuò a scrivere ai giornali, e guando questi ultimi cominciarono a rifiutare le pubblicazioni, parlò di un complotto ai suoi danni.
Risolvendo il paradosso dei gemelli, Einstein ammise la possibilità teorica di un viaggio nel futuro, ferma restando l’impossibilità di superare la velocità della luce. La prima costruzione teorica per la quale risultava possibile un viaggio nel passato fu elaborata più tardi dallo stesso Einstein insieme a Nathan Rosen.
Il paradosso della nave di Teseo
Il paradosso della nave di Teseo esprime la questione metafisica dell’effettiva persistenza dell’entità originaria, per un’identità le cui parti cambiano nel tempo. In altre parole, se un tutto unico rimane davvero se stesso dopo che, col passare del tempo, tutti i suoi pezzi componenti sono cambiati (con altri uguali o simili).
Si narra che la nave in legno sulla quale viaggiò il mitico eroe greco Teseo aveva trenta remi e venne conservata intatta dagli Ateniesi. L’opera di conservazione prevedeva una continua sostituzione dei remi e delle tavole di legno consumate, con altre nuove e resistenti. Giunse quindi un momento in cui tutte le parti usate in origine per costruirla erano state sostituie, benché la nave stessa conservasse esattamente la sua forma originaria.
Mentre molti consideravano la nave un oggetto storico, altri la rifiutavano dicendo che non era più la stessa nave, bensì un’altra completamente diversa, fatta di materiale differente e appartenente agli Ateniesi, non più a Teseo.
Ragionando su tale situazione (la nave è stata completamente sostituita, ma allo stesso tempo è rimasta la nave di Teseo), la questione che ci si pone è: la nave di Teseo si è conservata oppure no? Ovvero: l’entità (la nave), modificata nella sostanza ma senza variazioni nella forma, è ancora proprio la stessa entità? Oppure le somiglia soltanto?
Tale questione si può facilmente applicare a innumerevoli altri casi. Per esempio, alla scrupolosa conservazione di alcuni antichi templi giapponesi (anch’essi in legno), per i quali ci si può domandare se siano ancora templi originali.
Hanno lasciato un segno nel mondo...
L'Università di Salamanca
L’Università di Salamanca (in lingua ufficiale Universidad de Salamanca) è l’università più antica della Spagna (dal momento che quella di Palencia, anteriore ad essa, non esiste più). È una delle più antiche in Europa insieme a quelle di Bologna, Parigi, Oxford, Cambridge, Arezzo, Padova e Napoli.
La fondazione risale all’anno 1218, per opera del re Alfonso IX di Leòn, con la categoria “Studio Generale” del suo regno. È pertanto, il titolo di “Studium Generale” quello che manifesta la varietà dei suoi insegnamenti, la sua caratteristica non privata (aperta a tutti) e la validità delle sue lauree.
Ci vollero almeno due secoli affinché l’istituzione potesse disporre di edifici propri dove svolgere l’attività didattica. Fino a quel momento, le lezioni si tenevano nel chiostro della chiesa principale cittadina, in case affittate dal comune e nella chiesa di San Benito. Il cardinale aragonese Pedro de Luna, poi Antipapa Benedetto XIII, convinto sostenitore dell’istituzione, spinse per l’acquisto dei primi terreni e la costruzione delle Escuelas Mayores (edificio storico dell’università), a partire dall’anno 1411. All’inizio del cinquecento vennero costruiti gli edifici delle Escuelas Menores.
Il suono
Le onde sonore possono propagarsi nell’aria a causa del fatto che si trasmettono attraverso il movimento oscillante di miliardi di microscopiche molecole. Il suono, per trasmettersi ha sempre bisogno di un “mezzo” di propagazione, che può essere un gas, un liquido o anche un solido.
Quando il mezzo di propagazione viene a mancare, il suono sparisce. Di solito nei film di fantascienza questa nozione viene (per ragioni di spettacolarità) dimenticata, infatti le “esplosioni di astronavi” nello spazio vengono spesso associate ad un suono molto forte, invece qualsiasi impatto o esplosione di quel tipo avverrebbe nel più assoluto silenzio.
La barriera del suono
Una caratteristica del suono, quindi, è che nel vuoto non si trasmette. Ha bisogno di una sostanza elastica in cui l’onda può propagarsi. Le celeste armonie non sono udibili nello spazio vuoto!
Adesso, sappiamo che alcuni aerei moderni possono superare la velocità del suono. Cosa accade allora? Quando l’aereo si muove a velocità più basse di quella del suono le onde si allargano in tutte le direzioni e si allontanano dal corpo dell’aereo. Quando invece l’aereo procede a velocità maggiore di quella del suono nell’aria, le onde che partono dal muso dell’aereo, sono compresse, quelle che partono dalla coda si allargano. Pensiamo ad un motoscafo, anch’esso si sposta più velocemente delle onde che genera. Le onde invece di allargarsi attorno all’imbarcazione si dispongono a triangolo con il vertice sulla punta del motoscafo. Come le onde di un motoscafo, arrivano a riva dopo che il motoscafo è transitato, cosi il cono di onde sonore viene trascinato dall’aereo e si allarga sulla coda.
A terra le onde sonore ci arrivano con ritardo e percepiamo il rumore dopo che l’aereo è passato sulla nostra verticale. È il boooom…. il superamento della barriera del suono. Al momento del superamento della velocità del suono, in particolari condizioni di umidità la compressione delle onde può provocare la formazione di nuvole di vapore.
Levitazione acustica
La levitazione acustica è un fenomeno che può essere ottenuto sfruttando alcuni principi fisici in grado di contrastare la forza di gravità.
In particolare, la levitazione acustica è una tecnica che permette di far muovere piccoli oggetti solidi o liquidi nell’aria, senza che vengano “toccati” in alcun modo, ma sfruttando la pressione generata dalle onde sonore.
In pratica, una piccola porzione di materia, per esempio una goccia liquida, posta tra una superficie che emette onde sonore e una che le riflette, la goccia può restare sospesa nell’aria in posizioni fisse.