pubblicato a dicembre 2024

prossima pubblicazione 2025

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La Grande Muraglia Cinese

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La Grande Muraglia Cinese consiste in una lunghissima serie di mura situate nell’odierna Cina. È stata dichiarata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità nel 1987 ed inserita nel 2007 fra le sette meraviglie del mondo moderno. Fu costruita a partire dal 214 a.C. circa, per volere dell’imperatore Qin Chi Huang, primo imperatore della dinastia Qin, lo stesso a cui si deve il cosiddetto “Esercito di terracotta di Xi’an“.

Per quale motivo è stata costruita la muraglia cinese?

L’intento dell’imperatore era quello di difendere il territorio dalle continue invasioni dei popoli nomadi Hsiung Nu, abilissimi cavalieri. In seguito fu ampliata anche per tracciare il percorso della “Via della Seta”. La costruzione della Grande Muraglia Cinese, però, non è avvenuta in un unico periodo di tempo. È stata costruita, ricostruita e mantenuta tra il 5° secolo a.C. e il 16° secolo d.C. per proteggere i vari imperi cinesi dalle invasioni dei nomadi delle steppe dell’Eurasia settentrionale. La “Travel China Guide” stima che la costruzione della muraglia originale durante la dinastia Qin abbia richiesto circa 20 anni, coinvolgendo centinaia di migliaia di lavoratori.

Le principali costruzioni

  • Dinastia Qin (221-206 a.C.): Durante questo periodo, è inizita la costruzione della muraglia e si stima che sia durata circa 20 anni.
  • Dinastia Han (206 a.C. – 220 d.C): Durante questa dinastia la muraglia è stata estesa e rinforzata, con la costruzione che si è protratta per oltre 200 anni.

La maggior parte delle mura antiche si è erosa nel corso dei secoli e per un lungo periodo non sono state apportate importanti modifiche di ricostruzione, in particolare le dinastie Liao, Jin, Yuan, che governarono la Cina settentrionale durante la maggior parte dei secoli X-XIII, costruirono alcune mura difensive nel XII secolo situate, comunque, molto a nord della Grande Muraglia.

  • Dinastia Ming (1368-1644): Questo è il periodo in cui è stata costruita la maggior parte della muraglia esistente oggi. La costruzione durante questo periodo è durata circa 200 anni.

A differenza delle fortificazioni precedenti la costruzione Ming era più forte e più elaborata impiegando mattoni e pietra, piuttosto che terra battuta. Si stima che siano state costruite fino a 25.000 torri di guardia lungo il muro. Poiché le incursioni mongole continuarono periodicamente nel corso degli anni, i Ming dedicarono notevoli risorse per riparare e rinforzare le mura. Le sezioni vicino alla capitale Ming di Pechino furono particolarmente fortificate.

La Grande Muraglia Cinese è chiamata anche “il cimitero più lungo della terra”. Per la costruzione, solamente della parte antica, si stima siano morte più di un milione di persone.

Dove si trova di preciso la Grande Muraglia?

La posizione della Grande Muraglia Cinese è principalmente del nord della Cina, luogo che presentava il maggior pericolo di invasioni barbariche. Si possono trovare, tuttavia, anche alcune sezioni nella parte meridionale del Paese, che nel loro insieme vengono chiamate “Grande Muraglia del Sud“. Il passo di Jiayu, situato nella provincia di Gansu, è il termine occidentale della Grande Muraglia Ming.

Sebbene fortificazioni Han, come il passo di Yumen e il passo di Yangguan esistano più a ovest, le pareti ancora esistenti che portano a questi passaggi sono difficili da rintracciare.

Per attraversare la Grande Muraglia Cinese ci vogliono approssimativamente 18 mesi – è lunga 8.850 km (di cui 350 km di trincee e circa 2.250 km di difesse naturali), con uno sviluppo complessivo di 21.196 km circa, misurandone tutte le ramificazioni.

Cosa si sapeva all'estero, nei tempi antichi, della Grande Muraglia Cinese?

Gli Arabi antichi avevano sentito parlare della Grande Muraglia Cinese nei periodi precedenti della storia della Cina già nel XIV secolo. Marco Polo, nel suo “Milione” (scritto intorno al 1298), non fa alcun riferimento ad essa.

XVI secolo

Soltanto dopo che gli europei raggiunsero la Cina Ming, nei primi anni del XVI secolo, i racconti della Grande Muraglia Cinese iniziarono a circolare in Europa anche se nessun europeo riuscì a vederla con i propri occhi per un altro secolo. Forse una delle prime descrizioni del muro, e della sua importanza per la difesa del Paese contro i “tartari” (cioè i mongoli), potrebbe essere quella contenuta nel terzo libro di Joao de Barros, Décadas da Ásia (una raccolta di quattro volumi, stampata a partire dal 1552). Nel 1559, nella sua opera “Trattato della Cina e delle regioni vicine“, Gaspar da Cruz offre una discussione iniziale della Grande Muraglia Cinese.

Forse il primo caso registrato di un europeo che entrò in Cina attraverso la Grande Muraglia è del anno 1605, quando il gesuita portoghese Bento de Góis raggiunse il passo Jiayu, a nord-ovest, provenendo dall’India. I primi racconti europei erano per lo più modesti ed empirici, copiando molto la descrizione contemporanea cinese del muro, anche se poi scivolano in iperboli, compresa l’affermazione errata, ma onnipresente, che le Mura Ming fossero le stesse che erano state costruite da Qin Shi Huang, nel III secolo a.C.

XIX secolo e XX secolo

Quando la Cina aprì le sue frontiere ai mercanti e ai visitatori stranieri, dopo la sconfitta nella prima e nella seconda “Guerra dell’Oppio“, la Grande Muraglia diventò un’attrazione importante per i turisti.

I diari di viaggio del tardo XIX secolo migliorarono ulteriormente la reputazione e la mitologia della Grande Muraglia in modo tale che, nel XX secolo, si credeva che la Grande Muraglia fosse visibile dalla Luna, mentre in realtà non è vero. Diversi astronauti hanno confermato che la Muraglia non è visibile dallo spazio. Anche a bordo della stazione Spaziale Internazionale, che orbita a circa 400 km di altitudine, gli astronauti non riescono a vedere la Grande Muraglia Cinese senza l’ausilio di strumenti ottici.

Visitare oggi la Grande Muragia Cinese è una delle tappe fondamentali per chiunque visiti Pechino. È uno dei monumenti più famosi al mondo. “Ha una lunghezza complessiva di oltre 21.000 km, e oltre ad essere Patrimonio dell’Umanità, dichiarata dall’UNESCO è anche una delle sette meraviglie del mondo moderno”.
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L'Esercito di Terracotta di Xi'an

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L’Esercito di Terracotta oppure “Armata di Terracotta” è un insieme di statue collocato nel mausoleo del primo imperatore Qin Shi Huang, che si trova nei pressi del capoluogo dello Shaanxi, la città di Xi’an. Si tratta di un esercito simbolico, realizzato tra il 246 e il 206 a.C. e destinato a servire il primo imperatore cinese Qin Shi Huang nell’Aldilà, lo stesso che fece costruire la Grande Muraglia Cinese.

Per quale motivo l'imperatore ordinò la costruzione di questo esercito?

Due sono le ipotesi più ricorrenti fra archeologi e studiosi. La più diffusa è che l’imperatore volesse dominare i due mondi, quello dei vivi e quello dei defunti, e per fare ciò gli sarebbe servito un grande esercito.

La seconda ipotesi invece esplora la possibilità che l’imperatore credesse che dopo la morte terrena e dopo aver lasciato questo mondo, esistesse un altro mondo e, una volta svegliatosi, si sarebbe trovato da solo. Per questo motivo neccessitava di un esercito che lo scortasse e gli facesse compagnia.

Nel 1987 il mausoleo dell’imperatore Qin Shi Huang, di cui l’esercito di terracotta fa parte, è stato inserito nell’elenco dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO.

Quando e dove fu ritrovato?

Il 29 marzo del 1974, un contadino di nome Yang Zhifa rinvenne, durante lo scavo di un pozzo, una serie di fosse sepolcrali contenenti statue in terracotta di soldati con tanto di armi, carri e cavalli. Il fortuito rinvenimento ha dato origine agli scavi che permisero di rinvenire il mausoleo di Shi Huang che, sino ad allora era ritenuto scomparso.

L’esercito è composto da riproduzioni di guerrieri di terracotta a grandezza naturale, vestiti con corazze e dotati di armi, e posti di guardia alla tomba dell’imperatore. Di queste statue sono state riportate alla luce circa 8000 guerrieri, 18 carri di legno e 100 cavalli di terracotta. L’esercito di terracotta è dislocato in otto fosse scavate circa due chilometri a ovest del sepolcro imperiale.

Dalle posizioni delle mani e del corpo delle statue, si possono immaginare le tecniche di combatimento di fanti, alabardieri, arcieri e balestrieri. Si combatteva soprattutto a piedi: i carri e i cavalli servivano per dirigere i movimenti della fanteria. La cavalleria fu introdotta più tardi, per affrontare i guerrieri nomadi che in battaglia utilizzavano appunto i cavalli. I guerrieri dell’armata di terracotta sono rimasti sepolti nell’oscurità per oltre 2000 anni a proteggere il mausoleo del primo imperatore della Cina, a 30 km dalla città di Xi’an.

Il potere tecnologico ed economico di questo imperatore

Non è solo la quantità dei ritrovamenti a far capire la grandezza e il potere economico e tecnologico di tale impero, ma anche la qualità. La leggenda vuole che ogni soldato sia diverso dall’altro, anche nei volti. Studi approfonditi hanno rivelato che in realtà questi siano stati ottenuti partendo da otto diversi calchi, che riproducevano le caratteristiche somatiche della popolazione dell’epoca, non molto diverse da quelle odierne.

Le teste, le braccia, le gambe e i torsi venivano prodotti separatamente e uniti in seguito da lavoratori governativi e artigiani locali, in quello che probabilmente è uno dei primissimi esempi al mondo di catena di montaggio con tanto di controllo di qualità, visto che ogni laboratorio doveva apporre il suo nome sul pezzo prodotto, in modo che gli ispettori imperiali potessero risalire all’autore di ogni parte delle statue.

L’estremo realismo delle sculture e i dettagli con cui sono stati riprodotti, non solo gli abiti e le armature, ma anche le acconciature e perfino i finimenti dei cavalli, rendono le statue degli incredibili documenti di quale livello avesse raggiunto la tecnologia dell’epoca nella ceramica, nella mettalurgia e nella costruzione di armi. Le lance, le spade e gli archi di cui sono armati i  guerrieri non sono in terracotta ma autentiche armi dell’epoca.

Tuttavia, nelle fosse sono state trovate poche armi, poiché furono saccheggiate dai ribelli che si insediarono sul trono imperiale: la dinastia Han.

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Curiosità nella storia...

Le guerre dell'oppio

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Le Guerre dell’Oppio furono due conflitti, svoltisi rispettivamente dal 1839 al 1842 e dal 1856 al 1860, che contrapposero l’Impero Cinese, sotto la dinastia Qing, al Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda, i cui interessi militari e commerciali nella regione erano stati posti sotto il controllo della Compagnia britannica delle Indie orientali.

Le guerre giunsero al culmine di annose dispute commerciali tra i due Paesi: in risposta alla penetrazione commerciale britannica, che aveva aperto il mercato cinese all’oppio provenitene dall’Impero anglo-indiano,, la Cina inaspri i propri divieti sulla droga e ciò scatenò il conflitto.

La Mummia di Similaun

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La Mummia di Similaun, anche nota come “Uomo di Similaun“, o ancora più noto come Ötzi, l’uomo di ghiaccio, è un reperto antropologico, ritrovato il 19 settembre 1991 sulle Alpi Ventose, ai piedi del monte omonimo (ghiacciaio del Similaun, 3.213 m), al confine fra Italia (Alto Adige) ed Austria (la Ötztal nel Tirolo). Si tratta del corpo di un essere umano di sesso maschile, risalente a un’epoca compresa tra il 3300 e il 3100 a.C. (età del rame), conservatosi grazie alle particolari condizioni climatiche all’interno del ghiacciaio (in Siberia sono stati trovati mammut conservati in condizioni analoghe).

L’esame degli “osteociti” ha collocato l’età del uomo tra i 40 e i 50 anni. Da studi effettuati, è nata l’ipotesi che l’uomo potesse essere originario dalla zona di Bressanone. In seguito ad analisi sul DNA mitocondriale del corpo mummificato, è risultato che il ceppo genetico dell’uomo di Similaun non è più presente a livello mondiale.

Il corpo di Ötzi, inizialmente conteso tra Italia ed Austria, è attualmente conservato al museo archeologico dell’Alto Adige, a Bolzano. Nella vale del rinvenimento è invece situato l’Archeoparco – Museum val Senales, un museo interattivo che illustra le numerose scoperte ottenute grazie al ritrovamento e ricostruisce l’ambiente di vita di Ötzi.

Vichinghi

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Con il termine “vichinghi“, si intendono solitamente quei guerrieri norreni, originari della Scandinavia o della Germania settentrionale che, a bordo di imbarcazioni chiamate “drakkar“, feccero scorrerie sulle coste delle Isole Britanniche, della Francia, della Sicilia e di altre parti d’Europa, fra la fine dell’VIII° e l’XI° secolo. A questo periodo della storia europea (generalmente racchiuso fra 793 e 1066) ci si riferisce normalmente con l’appellativo di “Epoca Vichinga“. Il termine ebbe la prima menzione in un poema anglosassone del IX° secolo, Widsith, nei versi 47, 59 e 80, come “Wicinga“.

I vichinghi facevano parte delle popolazioni norrene, ma bisogna ricordare che il termine “vichingo” indicava un uomo libero, che intraprendeva il mestiere di “pirata“, salpando dalle zone costiere della Scandinavia. Allo stesso tempo molti di loro vivevano pacificamente, come commercianti e agricoltori e tante spedizioni erano dovute a scambi e baratti.

Il sesso per i vichinghi

Gli ambasciatori di paesi stranieri, stando a quanto riportato nelle loro cronache, rimasero molto sorpresi dall’importanza che, nella società vichinga, rivestiva il piacere delle donne. Nelle culture dei visitatori, il piacere femminile era visto come qualcosa di peccaminoso. Al contrario, i vichinghi ritenevano non solo che le donne avessero diritto al piacere, ma lo vedevano anche come condizione indispensabile affinché queste partecipassero al concepimento con il loro “contributo”.

L’importanza del partner era fondamentale: un particolare tipo di magia, quella degli “incantesimi d’amore”, permeteva (o almeno cosi credevano gli antichi norreni) d’incotrare il partner desiderato. Questi tipi di rituale provano pure che l’omosessualità era accettata nella società vichinga, poiché esistevano diversi incantesimi in base alla combinazione che si voleva ottenere.

Un uomo poteva desiderare un partner uomo oppure donna e viceversa la donna poteva desiderane come partner un uomo oppure un’altra donna. Che un uomo o una donna avessero partner dello stesso sesso non era, quindi, un problema per i vichinghi, sempre che questi non diventassero una “distrazione” dall’obbligo di procreare.

Vichinghi - poligami

I vichinghi praticavano la poligamia, cioè gli uomini potevano avere diverse mogli o concubine. Le concubine erano sottomesse alle mogli e non godevano dei diritti del matrimonio, ma godevano degli stessi diritti delle donne libere, e anche abusare di loro era punibile dalla legge. Ben diversa era la situazione delle schiavi, che erano viste come proprietà e il loro acquirente poteva trattarle come tali.

Lo stupro, reato punibile dalla legge vichinga

Uno degli aspetti, forse piuù importanti, rispetto ad altre culture contemporanee è che la legislazione vichinga riconosceva il reato di stupro all’interno del matrimonio. Questo tipo di violenza era considerato particolarmente grave perché si aggrediva, non solo una donna, ma l’onore della propria moglie, che doveva essere, invece, trattata con estremo rispetto perché, all’interno delle mura domestiche, era la donna a comandare. Se un uomo si macchiava della colpa di oltraggiare sua moglie, di certo era capace di violare qualsiasi altra norma, e per questo meritava una punizione.

La fine dell'epoca vichinga

L’epoca vichinga viene convenzionalmente considerata conclusa dalla battaglia di Stamford Bridge, avvenuta nel 1066, la quale vide scontrarsi l’esercito inglese guidato dal re Aroldo II d’Inghilterra e una forza di invasori norvegesi guidata dal re Harald III di Norvegia, alleato con Tostig Godwinson, fratello del re inglese. Dopo una sanguinosa battaglia, l’esercito norvegese fu sconfitto e sia Harald che Tostig, insieme alla loro maggior parte dei soldati, rimasero uccisi.

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Il Portale delle curiosità di Cristina G.H.

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