pubblicato a settembre 2024

prossimo a dicembre 2024

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L'isola di North Sentinel

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Storia e georgrafia dell'isola

North Sentinel, tra le isole Andamane, nel Golfo del Bengala, è la più difficile al mondo da visitare. È abitata dalla tribù dei Sentinelesi, il popolo più isolato e inavvicinabile del pianeta.
Le isole Andamane è un arcipelago di isole, politicamente appartenenti all’India, che insieme alle isole di Nicobare si trovano nella parte meridionale del Golfo del Bengala, nell’omonimo mare. Calcutta, la città indiana più vicina all’arcipelago, dista 1.300 km dal capoluogo delle isole.
L’isola è circondata da una barriera corallina, manca di porti naturali ed, eccetto le scogliere, è interamente ricoperta da foresta.
L’isola di North Sentinel è contornata da una stretta spiaggia, dietro la quale il terreno si innalza di circa 20 m e poi gradualmente tra i 46 m e i 122 m in prossimità del centro, ed ha una superficie di 59,67 km quadrati.
Si è pensato che “gli onge”, un popolo dell’arcipelago, avessero forti somiglianze culturali con i sentinelesi. Tuttavia gli onge che furono portati sull’isola dai colonizzatori britannici nel corso del XIX secolo, non furono in grado di comprendere la lingua sentinelese, ed è quindi ipotizzabile un significativo periodo di separazione tra i due popoli.

Spedizioni sull'isola

Le isole Andamane e Nicobare nel loro complesso fornirono una base marittima temporanea nel XVII secolo per le navi dell’impero Maratha.

1867

Verso la fine della stagione dei monsoni nel 1867, la Ninive, una nave mercantile indiana, finì distrutta su una barriera corallina vicino all’isola. I 106 sopravvissuti, tra passeggeri ed equipaggio, sbarcarono sulla spiaggia con le scialuppe della nave e furono costretti a difendersi dagli attacchi dei sentinelesi. Alla fine furono trovati e tratti in salvo da una squadra di salvataggio della Royal Navy.

1880

Nel gennaio del 1880 una spedizione guidata da Maurice Vidal Portman, un amministratore del governo, che sperava di osservare gli indigeni e le loro abitudini, sbarcò con successo sull’isola. Il gruppo trovò una rete di sentieri e numerosi piccoli villaggi abbandonati. Dopo alcuni giorni la spedizione catturò 6 sentinelesi (una coppia di anziani e 4 bambini) e gli portò a Port Blair. L’ufficiale coloniale responsabile dell’operazione scrisse che l’intero gruppo “si è ammalato rapidamente, e il vecchio e sua moglie sono morti, cosi i quattro bambini sono stati riportati a casa con numerosi doni.”

1883/1887

Il 27 agosto 1883, dopo l’eruzione del Krakatoa, fu effettuato da Portman un secondo sbarco sull’isola, in quanto le esplosioni del vulcano furono erroneamente scambiate per dei colpi di cannone e questi interpretati come “richiesta di soccorso” da parte di una nave. Una squadra di ricerca sbarcò su North Sentinel e lasciò doni per gli indigeni, prima di fare ritorno a Port Blair. Tra gennaio 1885 e gennaio 1887, Portman visitò l’isola diverse volte, portando doni.

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1967

Con l’intento di stabilire rapporti amichevoli con i sentinelesi, a partire dal 1967 diverse squadre esplorative indiane effettuarono brevi sbarchi sull’isola ogni pochi anni.

1974

Nel 1974 North Sentinel fu oggetto della visita di una troupe cinematografica che girava un documentario, intitolato “Man in search of Man“. Era accompagnata da alcuni antropologi, poliziotti armati e da un fotografo del National Geographic. Al loro arrivo a ridosso delle rive, gli antropologi fecero gesti amichevoli, ma i sentinelesi reagirono scagliando una pioggia di frecce.
Protetti da armature imbottite, i poliziotti sbarcarono in un punto lontano dalla gittata degli archi dei nativi e lasciarono alcuni doni sulla spiaggia: giocattoli, noci di cocco, un maiale vivo ed alcune pentole. Fecero appena in tempo a reimbarcarsi quando furono oggetto di un nuovo e più intenso lancio di frecce, una delle quali colpi il regista alla coscia sinistra.
L’uomo che lo aveva centrato fu osservato a ridere con soddisfazione prima di sedersi. Gli altri nativi, invece, rivolsero le loro attenzioni ai doni, trafiggendo il maiale e la bambola prima di seppellirli nella sabbia, appropriandosi con evidente piacere delle pentole e in particolare modo delle noci di cocco, che non crescono sull’isola, e di cui si dimostrerano in seguito sempre molto ghiotti.

1975

Nel 1975, l’ex re del Belgio, Leopoldo III, durante un viaggio intorno alle Andamane, partecipò assieme a dei dignitari locali, a una crociera notturna nelle acque al largo dell’isola di North Sentinel. L’imbarcazione si avvicinò alle rive abbastanza da consentire a un guerriero sentinelese di prendere minacciosamente di mira, con il suo arco, il re, che espresse il suo entusiasmo per l’avventura.

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1981

Nel 2 agosto 1981, la nave da carico Mv Primrose si arenò sulle barriere coralline attorno alle spiagge (sorte analoga era capitata alla nave da carico MV Rusley, a metà del 1977), quando gli uomini dell’equipaggio a bordo, ancora in attesa dei soccorsi, notarono la presenza di piccoli uomini dalla pelle scura che trasportavano lance e frecce ed erano intenti a costruire barche sulla spiaggia. Presagendo il peggio, il capitano lanciò via radio un messaggio di emergenza per richiedere la consegna di armi da fuoco in modo che il suo equipaggio potesse difendersi da un eventuale attacco.
Tuttavia, la Primrose non ricevete alcun aiuto, a causa del mare grosso e di una vasta tempesta che impedì ad altre navi di raggiungerla. Fortunatamente le stesse condizioni proibitive e il fatto che il natante fosse circondato dalla barriera corallina impedirono anche agli isolani di avvicinarsi e abbordarlo. Una settimana dopo, tutti i membri dell’equipaggio furono salvati da un elicottero sotto contratto con la società petrolifera indiana Oil and Natural Gas Corporation (ONGC). È noto che in entrambe le occasioni i sentinelesi utilizzarono i relitti per ricavarne materiale ferroso. I coloni, prevenienti da Port Blair, visitarono in seguito i siti per recuperare il carico. Nel 1991, le squadre di salvataggio furono autorizzate a smantellare le navi.

1991

I primi contatti pacifici con i sentinelesi furono effettuati il 4 gennaio 1991 dal team di Pandit Triloknath, direttore dell’Antropologica Survey of India. Diversamente dalle altre visite, sempre condotte da team maschili, nel team Pandit era presente una donna, la famosa antropologa Madhumala Chattopadhyay, già nota per essere riuscita a stabilire relazioni di grande fiducia e reciproca stima con altre popolazioni indigene delle isole Andamane, come gli Onge e i Jarawa, che avevano migliorato molto la qualità di vita di quei popoli, in particolare da punto di vista medico.
La presenza dell’antropologa cambiò radicalmente la situazione, l’avvicinamento dei ricercatori non fu percepito come un atto di aggressione (tra i sentinelesi solo gli uomini portano e usano le armi) e la reazione dei sentinelesi fu completamente diversa dalle precedenti; il team fu fatto avvicinare e i regali furono conseganti direttamnete nelle loro mani. Fu il primo contatto faccia a faccia con i sentinelesi, dopo le violenti incursioni dei colonialisti del secolo precedente. Il mese successivo il team effettuò un’altra visita e le reazioni dei sentinelesi furono ancora più entusiaste. Tuttavia, le visite degli studiosi sull’isola cessarono.
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L'Isola di North Santinel

2004

Un isolotto boscoso, Constance Island o anche Constance Islet, si trova a circa 600 m dalla costa sudorientale della North Sentinel, ai margini della barriera corallina.
Nel 2004 un terremoto colpi l’Oceano Indiano e inclinò la placca tettonica sotto l’isola, sollevandola di 1 o 2 metri. Grandi tratti delle barriere coralline circostanti rimasero esposte, diventando terre asciutte o trasformandosi in lagune superficiali, estendendo i confini dell’isola in mare a 1 km sui lati ovest e sud, unendo Constance Island all’isola principale.
Qualsiasi effetto a medio o lungo termine sulla popolazione sentinelese derivante dal maremoto dell’Oceano Indiano e dello tsunami risultante non è noto. Anche se è probabile che gli abitanti dell’isola abbiano sofferto gravemente gli effetti dell’evento. Un elicottero inviato dalle autorità sorvolò l’isola di North Sentinel per accertarsi che gli abitanti fossero sopravvissuti: la conferma fu data dall’ennesimo attacco di frecce e lance da parte dei sentinelesi. Per questo motivo il governo indiano ha decretato, nel 2005, il cessare di tutti i tentativi di avvicinamento all’isola di North Sentinel, a meno di 3 miglia dall’isola, sia per non far correre rischi agli inviati, sia per preservare l’esistenza della tribù e vietando ulteriori studi scientifici.

2006

Nel 2006, i Sentinelesi uccisero due pescatori che pescavano illegalmente granchi del fango attorno all’isola. L’ancoraggio improvvisato della loro barca, non era riuscito a impedire che venisse portata, dalle correnti, sulla riva dell’isola, dove i due uomini furono uccisi. Un elicottero della Guardia Costiera Indiana, inviato per recuperare i corpi, fu respinto dai guerrieri sentinelesi che scagliarono un nugolo di frecce.

2014

Il 20 novembre 2014 Survival denunciò che i due pescatori avevavo preso di mira le acque intorno all’isola di North Sentinel, nonostante il divieto, mettendo così in grave pericolo la tribù.

2018

Il 21 novembre 2018 un missionario statunitense di nome John Alen Chau, recatosi sull’isola per convertire la popolazione locale al cristianesimo, rimase vittima degli indigeni non appena messo il piede sull’isola.

Censimento del 2001

Il censimento ufficiale indiano del 2001 indicava un numero verificato pari a 39 individui (21 maschi e 18 femmine). Tuttavia questo sondaggio fu condotto a distanza e quasi certamente non rappresenta una stima accurata per una popolazione che si estende su 59,67 km quadrati.

Censimento del 2011

Il nuovo censimento del 2011 registrò solo 15 individui (12 maschi e tre femmine). Attualmente si stima che vivano, tra 50 e 500 individui sull’isola. Cacciano e raccolgono frutti spontanei della foresta, e pescano lungo le coste, ma non coltivano nulla, ne allevano animali, come i vicini Jarawa.
I sentinelesi respingono qualsiasi contatto con il mondo esterno. Il governo locale ha dichiarato di non avere nessuna intenzione di interferire con lo stile di vita o l’habitat dei sentinelesi. Survival International, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni, li ha definiti “la società più vulnerabile del pianeta“, perché a causa del completo isolamento non hanno difese immunitarie verso malattie comuni e una qualsiasi epidemia di un semplice raffreddore, potrebbe spazzarli via.

Verso il 1400 d.C. la popolazione toccò i 15/20 mila abitanti e l’attività di abbattimento degli alberi raggiunse il picco massimo. La riduzione della risorsa forestale provocò un’insaprimento dei rapporti sociali interni, che sfociarono talora in violente guerre civili.

L'Isola di Pasqua, Rapa Nui

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L'Isola di Rapa Nui

Come raccontava Alberto Angela nel suo documentario, “L’Isola di Pasqua è una piccola terra che emerge dal nulla, in mezzo all’oceano, tra vento e silenzio, dove si innalzano incredibili statue, alte cinque o sei metri, unico lascito di una civiltà scomparsa.”

Il primo popolo

Le prime persone giunsero sull’isola solcando l’oceano con delle imbarcazioni simili a canoe. Collocare cronologicamente l’arrivo di questa popolazione sull’isola è sicuramente molto arduo. Tra le principali ipotesi, colloca il loro arrivo tra il decimo ed il tredicesimo secolo, altri invece la collocano nell’ottavo secolo.

1100/1200

Allo sbarco dei primi colonizzatori polinesiani, che i più recenti studi fanno risalire attorno al 110 d.C., probabilmente l’isola si presentava come un’immensa foresta di palme.
Fino al 1200 d.C. la popolazione rimase numericamente modesta e sostanzialmente in equilibrio con le risorse naturali presenti.
In seguito, secondo Jared Diamond, nacque da parte degli abitanti la necessità di realizzare i Moai, il cui sistema di trasporto richiedeva notevoli quantità di legname. Cominciò pertanto un importante lavoro di disboscamento dell’isola, che fu ulteriormente intensificato dopo il sensibile aumento della popolazione dovuto a nuovi sbarchi.

1600/1700

Tra il 1600 ed il 1700 d.C., in alternativa al legno, divenuto sempre più scarso, gli abitanti iniziarono a utilizzare anche erbe e cespugli come combustibile. Le condizioni di vita sull’isola divennero pertanto proibitive per la poca popolazione rimasta, in gran parte decimata dagli scontri interni e dai flussi emigratori. Secondo i resoconti del primo occidentale a sbarcare sull’isola, Jacob Roggeveen, al tempo del suo arrivo, l’isola si presentava brulla e priva di alberi ad alto fusto.
A spiegazione della precocce perdita di alberi dell’isola, nonché della sparizione pressoché totale della fauna endemica, oggi sono scaturite altre ipotesi riguardanti la responsabilità dei “ratti” del tipo polinesiano che raggiunsero l’isola al seguito dei primi colonizzatori. L’assenza di predatori naturali permise a questi piccoli mammiferi di moltiplicarsi a dismisura e, considerando che nella loro dieta alimentare entrano anche i semi di palma, si ritiene che abbiano potuto contribuire sensibilmente all’estinzione degli alberi sull’isola.
Secondo vari indizi i navigatori malesi conoscevano l’isola già dal 400 d.C., ma il primo a sbarcare sull’isola fu l’olandese Jacob Roggeveen, una domenica di 5 aprile, giorno di Pasqua, anno 1722, motivo per il quale l’isola fu battezzata “Isola di Pasqua“.

I Moai

I Moai sono delle enormi sculture, si tratta di monoliti molto grandi, in pietra. Le dimensioni variano, le più piccole superano i due metri, quelle più grandi circa 10 metri. Le più imponenti arrivano a pesare anche diverse decine di tonnellate. I Moai rappresentano figure umane caratterizzate dall’avere una testa allungata, le labbra chiuse, un lungo naso appuntito e affilato, il mento sporgente e lunghe orecchie. Sulla sommità della testa compare una struttura in tufo, interpretata dagli studiosi come un copricapo o una particolare acconciatura.
Le statue venivano scolpite all’interno di una cava dell’isola. Ancora oggi, al suo interno, se ne trovano alcune centinaia. Le statue poi, dalla cava, venivano fatte scivolare su tronchi e spostate nelle radure, dove erano poi fissate su basamenti. In realtà le statue hanno il corpo che non si vede perché interrato. Tutt’oggi ancora non si sa se siano state interrate volontariamente o i depositi di terra si sono sovrapposti nel tempo.

Divinità o altro?

Le teorie sono numerose, anche rispetto al loro valore simbolico. Per alcuni ricercatori rappresentano delle divinità, per altri invece raffigurano gli antenati o le figure più importanti dei vari villaggi, divenuti oggetti di culto. Questa ipotesi viene dal fatto che gli immensi Moai sono sempre collocati con le spalle verso il mare e il volto che guarda verso il villaggio, come a proteggere gli abtanti dell’isola, tranne i Sette (ogni statua è alta 4,9 m e pesa circa 18 tonnellate) dell’Ahi Akivi, che invece guardano il mare.
A un certo punto della storia della civiltà di Rapa Nui, queste statue vennero abbattute. Tale evento non è ancora stato datato con precisione, ma è probabile che esso sia avvenuto intorno al diciassettesimo secolo, prima dell’arrivo degli esploratori bianchi ed europei. Cessa quindi anche la venerazione degli avi che fino ad allora rappresentavano la tradizione più importante della popolazione indigena.

L'Uomo Uccello

Al posto degli avi si venera ora l’Uomo Uccello (in polinesiano Tangata Manu), un essere per metà uomo e per metà uccello.
Ogni primavera le singole tribù dell’isola sceglievano un guerriero che doveva partecipare al rito dell’uomo uccello. Il rito consisteva in una garra di forza e abilità:” si partiva dal santuario di Orongo, ci si tuffava in mare dallo strapiombo del vulcano Rano Kao, si raggiungeva a nuoto (con il rischio di attacchi di squali) l’isolotto di Motu Nui (l’isola più grande delle tre situata più a sud dell’Isola di Pasqua); qui si raccoglieva il primo uovo deposto dalla Sterna fuligginosa (o rondine di mare, piccolo uccello bianco e nero) e lo si riportava a terra presso Gran Sacerdote. Chi riusciva, per primo, a riportare un uovo indenne diveniva il nuovo uomo uccello fino alla primavera successiva, quando il rituale si ripeteva“.
Quale siano le origini di questo rituale non è noto, nemmeno se esisteva prima del 1500 o se sia frutto di alcune caste di guerrieri, che vollero ottenere una posizione di rilievo. Certo è che su molte isole popolate da polinesiani si venerava l’uomo uccello. Si può presupporre quindi che questo tipo di culto abbia origini lontane e che fosse già praticato dalla popolazione indigena prima del 1500, anche se probabilmente in forma minore.

Ma quale è stata la causa della fine di questa civiltà?

Per molti anni, dunque, la fine della civiltà di Rapa Nui sarebbe stata connessa con il fenomeno di deforestazione. Lo studio dei diari di bordo degli esploratori, che dal diciottesimo secolo arrivarono sull’isola, ha invece reso noto che in questo secolo la popolazione era ancora presente e l’economia, prevalentemente agricola, fiorente.
La fine della civiltà di Rapa Nui è invece da collegarsi all’arrivo sul suolo del’Isola di Pasqua da parte degli esploratori bianchi. Una delle prime cause che determinò, prima il ridursi del numero degli abitanti, poi l’estinzione della popolazione dell’isola è connessa alla diffusione di alcune malattie infettive sconosciute agli indigeni ed ai loro anticorpi. A mietere numerose vittime fu soprattutto la sifilide. A ciò si aggiunse attorno al 1860, il mercato di schiavi, che raggiunse anche gli indigeni di questa civiltá. In fine, implacabile, fu il vaiolo che determinò la scomparsa degli ultimni abitanti dell’isola.
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Sapevi che?...

Il Generale Sherman

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Il Generale Sherman è un imponente esemplare di sequoia gigante (Squoiadendron giganteum). Si tratta di uno degli esemplari più alti al mondo di tale specie, raggiungendo gli 83,8 m. Sebbene non sia l’albero più alto al mondo (il primato appartiene attualmente alla Sequoia Sempervirens chiamata Hyperion con un altezza di 116,07 m) è sicuramente il più grosso in termini di volume, e si può considerare il più grande organismo vivente, sempre per volume, stimato in 1487 m3, ed il peso complessivo in circa 1910 tonnellate. L’albero si trova nella Foresta Gigante del Parco nazionale di Sequoia, ad est di Visalia in California. Si ritiene abbia tra 2300 e 2700 anni.
L’albero è stato scoperto nel 1879 dal naturalista James Wolverton, che lo battezzò così in onore del generale della guerra di secessione americana William Tecumseh Sherman (che, tuttavia, non ha mai visto questo albero, poiché si trovava lontano dalla California e impeganto nella guerra civile).

Il kepel

Il kepel è conosciuto in Indonesia con diversi nomi, ma il suo nome scientifico è Stelechocarpus burahol. Si trata di un albero da frutto che può crescere fino a 25 m di altezza e con un diametro di 40 cm, ricoperto da una corteccia marrone, grigio scuro o nera e da foglie brillanti.
È anche piantato come albero ornamentale. L’albero produce sia fiori femmine che maschi nella parte inferiore del tronco. Il frutto del kepel, chiamato anche mela kepel, è grande quasi come il pugno di un adulto, di colore marrone e contiene 4/6 semi. I frutti maturi sono raccolti quando cadono dall’albero, poiché i frutti ancora attaccati e acerbi tendono ad avere un sapore amaro e acido. I frutti di kepel sono deliziosi se consumati fresci e sono inoltre utilizzati come deodorante orale sull’isola di Java. Si dice che il frutto migliori l’odore corpreo lasciando una gradevole fragranza di violetta.
A livello medico, il frutto è considerato un buon diuretico, previene le infiammazioni dei reni e contiene probiotici utili alla salute umana. Gli alberi crescono in tutta l’Indonesia, ma sono presenti in particolare a Yogyakarta, nella Java meridionale, nella zona che circonda il palazzo di Yogyakarta, in quanto simboleggia la reggenza speciale della provincia.

L'ulivo più antico al mondo

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L’albero di ulivo più antico al mondo si trova nel villaggio di Vouves, sull’isola di Creta. La sua età si aggira tra i 2000 e i 4000 anni. Non è facile raggiungere un risultato più preciso perché l’albero che da ancora frutti oggi (già, le olive sono frutti), è un affare complicato da studiare. Secondo le analisi degli anelli dovrebbe avere, di sicuro, più di 2000 anni. Ma altri accertamenti sono impossibili: ad esempio il durame, la parte più antica del legno, è andata perduta per sempre.
E allora come si fa? Un’altro sistema è considerato l’ambiente circostante. Intorno all’albero sono stati ritrovati resti di cimiteri risalenti al periodo geometrico, cioè almeno 900 a.C. Questo lascerebbe pensare che ha circa 3000 ani, ma secondo gli archeologi era già un punto di riferimento all’epoca, per cui doveva essere antico già allora.
Il vero problema è che, al momento, non esiste una metodologia condivisa e accettata per datare l’età di queste piante.
Secondo gli studiosi dell’Università di Creta l’ulivo avrebbe almeno 4000 anni. Ma altri studi lo retrodaterebbero di circa 2000 anni. Chi lo sa?

Il fiocco di neve

  • Il fiocco di neve è una particella d’acqua allo stato solido, costituito dall’aggregazione di più cristalli di ghiaccio (in genere 10 milioni di volte più piccoli del fiocco), la cui formazione e caduta attraverso l’atmosfera terrestre, in determinate condizioni meteorologiche di temperatura ed umidità, dà luogo al fenomeno di precipitazioni note con il nome di “neve”.
  • La genesi dei fiocchi di neve avviene nelle masse d’aria sature di umidità (nubi), allorché microscopiche goccioline (del diametro di 10 µm) di acqua soprafusa (a temperature inferiori a -18°C) cambiano il loro stato passando da fase liquida a quella solida assumendo caratteristiche forme cristalline, un cambiamento innescato da un processo di nucleazione che si sviluppa attorno a un nucleo di impurità (organica o inorganica) del pulviscolo atmosferico.
  • I fiocchi di neve esibiscono una grande variabilità di forma e di grandezza. Preso singolarmente, infatti, il singolo fiocco (inteso come singolo cristallino che si aggrega in oggetti più grandi) ha una struttura unica, tanto che ogni cristallino sembra essere diverso dall’altro, anche se è comunque possibile una loro classificazione morfologica in otto categorie generali e almeno 80 varianti individuali. L’emergere di questa complessità e varietà di forme è determinato ed influenzato dalle mutevoli condizioni esterne di umidità e temperatura che si incontrano durante il processo di formazione ed accrescimento del cristallo.

Lago anchialino

  • Un lago anchialino o pozza anchialina, dal greco antico “ankhialos” (“vicino al mare”) è una piccola massa d’acqua salmastra senza sbocco, evidente e visibile, al mare, ma collegata all’oceano in maniera sotterranea o inclusa tra rocce laviche, ove si creano degli ecosistemi chiusi ed autosufficienti.
    I laghi anchialini sono una caratteristica della falda costiera a densità stratificata e l’acqua vicina alla superficie è fresca e salmastra mentre in profondità è salina per intrusione dalla costa sottostante ad una certa profondità.
  • A seconda del sito, a volte è possibile accedere all’acqua salina profonda direttamente dalla pozza anchialina o talvolta da caverne sommerse. Il livello dele acque è fluttuante, dovuto ai movimenti della marea, in funzione dell’ubicazione costiera dei laghetti. L’entità della fluttuazione dei livelli d’acqua sarà minore (smorzata) e ritardata rispetto alla variazione e ai tempi osservati nella marea adiacente.
    I controlli primari sullo smorzamento e sfasamento sono la distanza dalla costa e la conducibilità idraulica dei materiali geologici.

Un pò di giardinaggio...

L'estratto di vaniglia

  • L’estratto di vaniglia viene ottenuto dalla Orchidea.
    La vanillina naturale è estratta dai baccelli del seme di Vanilla planifolia, un orchidea originaria del Messico, oggi coltivata nelle zone tropicali di tutto il mondo. Il Madagascar è attualmente il più grande produttore di vanillina naturale. Al momento del raccolto, i baccelli verdi contengono vanillina nella forma del suo β-D-glucoside, e sono sprovvisti sia del sapore che dell’odore caratteristico. Dopo essere stati raccolti, il sapore caratteristico viene sviluppato attraverso un processo di stagionatura che dura diversi mesi.
  • I metodi variano a seconda del produttore. In generale i baccelli vengono sbianchiti in acqua calda, per arrestare i processi di deterioramento dei tessuti vegetali. Quindi per 1-2 settimane, durante il giorno, vengono stesi al sole ed ogni notte avvolti in panni e imballati in scatole a tenuta stagna per sudare. Durante questo processo, i baccelli diventano marrone scuro e gli enzimi del baccello rilasciano vanillina come molecola libera. In fine i baccelli vengono essiccati e ulteriormente invecchiati affinché i sapori si sviluppano ulteriormente.
    L’orchidea è il fiore che simboleggia armonia ed amore. Il fiore incarna la bellezza, il fascino e l’armonia del tutto. Si regala per esprimere un sentimento puro e sincero.

Il Carolina Reaper

Il Carolina Reaper è un peperoncino originario dello Stato della Carolina (USA) ed è stato ottenuto da un incrocio tra un Naga o un ibrido di Naga ed un Habanero Rosso. I benefici per la salute documentati del peperoncino Carolina Reaper continuano a crescere a una velocità vertiginosa, simile alla crescente popolarità del consumo di cibi piccanti in varie forme. I benefici derivano da una sostanza chimica chiamata capsaicina.
Nel 2013 questo peperoncino è entrato nel Guinness dei primati come il più piccante del mondo, raggiungendo una piccantezza media di 1.569.300 unità Scoville, con picchi di 2.200.000 unità. Il record precedente apparteneva al Trinidad Scorpion “Butch T” stabilito nel marzo del 2011.

Proprietà antimicrobiche

Storicamente, le aggiunte piccanti al cibo hanno contribuito a prevenire il deterioramento nei climi caldi, prima dell’invenzione della refrigerazione. Le proprietà antimicrobiche della capsaicina inibiscono fino al 75% della crescita batterica.
Tra i molteplici benefici del peperoncino Carolina Reaper troviamo l’apparato digerente; favorisce la digestione, riduce gas intestinali, cura la diarrea e agisce come rimedio naturale per i crampi.
Il peperoncino aiuta anche a prevenire le malattie cardiovascolari e dilata i vasi sanguigni per favorire il flusso sanguigno.

Proprietà antidolorifiche

A causa delle proprietà antidolorifiche della capsaicina dei peperoncini, può essere applicato sulla pelle per ridurre la sostanza chimica P, l’ingrediente che trasporta i messaggi di dolore al cervello.
Riduce la crescita delle cellule tumorali della prostata, lasciando intatte le cellule normali.

Proprietà antinfiammatorie

  • A causa dei benefici antinfiammatori della capsaicina, i peperoncini possono aiutare a prevenire allergie e sintomi allergici.
  • Ma comunque può anche far male. Se assunto in maniera eccessiva può provocare degli effetti collaterali. Steve Waters, il codirettore della South Devon Chilli Farm nel Regno Unito, ha detto a Newsweek che il Carolina Reaper ha un sapore di “frutta tropicale” e che è perfettamente sicuro se consumato in piccole quantità.
    Quindi, se hai intenzione di mangiare il Carolina Reaper devi sapere che se assunto in maniera eccessiva può provocare degli efffetti collaterali. Inoltre, molte spezie possono causare effetti spiacevoli se si fa uso sbagliato. Per i migliori e più sicuri risultati, il Carolina Reaper dovrebbe essere inserito negli alimenti ed evitare di mangiarlo da solo.
  • Un articolo pubblicato su di una rivista americana ha documentato il caso di un uomo di 34 anni che ha visitato il pronto soccorso dopo essere stato ripetutamente colpito da forte mal di testa alcuni giorni dopo aver mangiato questo peperoncino. Le scansioni cerebrali hanno rivelato che le arterie nel suo cervello erano ristrette e gli era stato diagnosticato un fortissimo mal di testa. Dopo cinque settimane, le arterie sono tornate alla normalità.
    Se per sbaglio doveste ingerire una quantità elevata di peperoncino, bevete un bel bicchiere di latte freddo!

Il cannabidiolo (CBD)

  • Il cannabidiolo (CBD) è un metabolita della Cannabis sativa. Ha effetti rilassanti, anticonvulsivanti, antidistonici e antinfiammatori. Favorisce il sonno ed è distensivo contro ansia e panico. Si è rivelato, inoltre, in grado di ridurre la pressione endoculare ed è un promettente antipsicotico atipico.
    CBD è l’acronimo di cannabidiolo metabolita della più famosa Cannabis, di cui è la seconda sostanza più abbondante, dopo il THC. A differenza di quest’ultimo, il CBD non è psicoattivo, non crea assuefazione e possiede notevoli capacità rilassanti, antinfiammatorie e antidolorifiche, tanto da suscitare sempre più interesse da parte della comunità scientifica. Proprio grazie al suo potenziale terapeutico, viene utilizzato per il trattamento di diverse problematiche ed è la sostanza a cui ci si riferisce quando si parla di “Cannabis terapeutica“.

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