pubblicato a settembre 2024

prossimo a dicembre 2024

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medicina

La medicina antica

  • Nel Medioevo, la chirurgia era solitamente praticata da membri di categorie professionali come i barbieri. Cerusico è il termine con cui per molti secoli si indicò il chirurgo. La figura del cerusico compare nel corso dell’alto medioevo (dal 476 d.C. al 1000 d.C.), epoca in cui l’attività chirurgica viene relegata nelle mani di figure minori come “barbieri, ambulanti“. Questo atteggiamento può essere spiegato con la natura stessa dell’atto operatorio che, praticato a quei tempi senza anestesia e in condizioni igieniche precarie, risultava particolarmente cruento e rischioso, tanto da essere ritenuto un atto indegno di un medico.

Giuramento di Ippocrate

  • Da notare che questo concetto si ritrova anche nel Giuramento di Ippocrate che vietava a coloro che praticavano l’arte medica, di eseguire la litotomia, cioè l’estrazione, attraverso incisione chirurgica, di un organo, dei calcoli che vi si sono formati.

La mancanza di cultura generale e medica non impedì a questi cerusici di raggiungere traguardi importanti. Spesso furono degli ottimi e provetti operatori in quanto la chirurgia non richiedeva altro che velocità e manualità.

Sumeri e la medicina

  • Il modello di salute e malattia tra i Sumeri si basava su una concezione sovrannaturale della malattia: questa era un castigo divino imposto da differenti “demoni” in seguito alla rottura di alcuni tabù. Così la prima cosa che il medico doveva fare era identificare quale dei circa 6000 possibili demoni aveva causato il problema. Per farlo utilizzavano tecniche divinatorie basate sullo studio del vollo degli uccelli, della posizione degli astri o del fegato di alcuni animali. In questo modo la medicina era profondamente legata al sacerdozio e la chirurgia restava relegata a specialità medica di seconda categoria.
    Nonostante ció, lo sviluppo delle tecniche chirurgiche è notevole: a Ninive sono stati trovati strumenti di bronzo e ossidiana di elegante fattura, come bisturi, seghe, trapani, ecc.

La medicina e la legge

  • Alcuni frammenti del Codice Hammurabi (il primo codice di leggi, scritto dai Babilonesi) trattano specificatamente gli interventi chirurgici:

“Se un medico ha curato un uomo per una grave infermità e lo cura, o apre con un coltello un’infenzione e salva l’occhio del paziente, deve ricevere dieci sicli d’oro. Se il paziente è un uomo libero, l’onorario sarà di cinque sicli. Se è uno schiavo, il padrone pagherà due sicli.”

“Se un medico con il bisturi causa una grave ferita allo schiavo di un uomo libero e lo uccide, il medico deve sostituire lo schiavo con un altro. Se cura un uomo libero e gli causa una ferita mortale, o se ha aperto un ascesso e l’uomo libero resta cieco, gli si taglieranno le mani.”

Viaggio nella pelle umana

  • I capelli sono le estremità pilifere che crescono sulla cute del cranio umano. I capelli sono costituiti da proteine solide, come la cheratina, in una percentuale compresa tra il 65 e il 95 per cento, e per il resto d’acqua, lipidi, pigmenti e oligoelementi. Altra proteina solida è la melanina, che conferisce il colore al capello. La cheratina è composta dagli amminoacidi lisina e cistina, presenti nelle carni bianche e rosse, nel pesce, nel fegato e in alcuni tipi di verdure. Altre sostanze importanti nella vita del capello sono il ferro, che possiede un ruolo primario nella sintesi dell’emoglobina del sangue per l’ossidazine dei tessuti.
    A seguire: zinco, magnesio e il rame che partecipano al processo di formazione della melanina.
  • Sembrerà strano ma i nostri capelli, anche dopo la morte, non si decompongono. La vita del capello è un vero e proprio mistero, anche per la scienza: ne perdiamo dai 50 ai 150 al giorno, e questo dipende da numerosi fattori, tra cui l’età, la condizione di salute e il clima, ma pur staccandosi dalla cute continuano a sopravvivere.

L'importanza del sonno

  • La paralisi del sonno, detta anche paralisi ipnagogica, è un disturbo del sonno in cui, nel momento prima di addormentarsi o, più spesso, al risveglio, ci si trova impossibilitati a muoversi. Questo disturbo dura molto poco, di solito al massimo due minuti dal risveglio oppure pochi secondi prima di addormentarsi ma mai per un tempo oggetivamente lungo, sebbene, la percezione di chi ne fa esperienza, può fornire l’impressione di una durata notevolmente maggiore.
  • Cinque minuti dopo un sogno, la metà del sogno è dimenticato. Scrivi i sogni immediatamente dopo il risveglio se vuoi ricordarli. E solo perché non ricordi non significa che non sogni. La maggior parte delle persone fa sogni di circa 1/2 ore a notte e hanno una media di 4/7 sogni ogni notte. Gli studi dimostrano che le onde cerebrali sono più attive, mentre sogni di quando sei sveglio.
  • Lo sbadiglio è provocato dalla necessità di più ossigeno nel sangue e quindi nel cervello, attraverso questa azione il nostro corpo cerca di riacquistare una condizione di vigilanza.

Sapevi che?...

  • Avere fame provoca l’abbassamento dei livelli di serotonina, provocando una tempesta di emozioni incontrollabili come ansia, stress, rabbia e tristezza.
  • Il consumo sconsiderato del cibo spazzatura può finire col danneggiare il nostro cervello. Sarebbe tutta colpa dell’aumento dei livelli di colesterolo e della pressione arteriosa, che finirebbero col limitare l’afflusso di sangue, provocando una diminuzione delle capacità cognitive.
  • Lacrime di umore diverso sono state osservate al microscopio e si è scoperto che esse hanno viscosità e composizione diverse tra loro.
  • Vi sarà capitato centinaia di volte di riascoltare la vostra voce registrata e l’avrete disprezzata. Chiaramente si tratta di un suono alterato, che non corrisponde alla realtà. Tuttavia, anche quella che percepiamo quando parliamo non è propriamente quella che sentono gli altri. Questo accade perché non udiamo attraverso l’aria, il suono che avvertiamo è condizionato dalle vibrazioni che passano attraverso le ossa e si parla di conduzione ossea.

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Famosi nella medicina

La Croce Rossa

Henry Dunant, un uomo di affari nato a Ginevra nel 1828, è l’ideatore della Croce Rossa Internazionale. Nel 1859 raggiunse l’imperatore Napoleaone III in Lombardia per discutere della sua società di cereali. Lo trovò impegnato a combattere gli austriaci nella battaglia di Solferino, quando, la mattina del 24 giugno 1859 in una zona compresa tra Medole e San Martino, nei pressi di Solferino, l’esercito alleato franco-piemontese si ritrova contro l’esercito asburgico guidato da Francesco Giuseppe, dando vita ad una delle battaglie più cruente della storia europea.

Il Comitato dei Cinque

Nel 1863 Jean Henry Dunant, insieme ad altri quattro cittadini svizzeri (il giurista Gustave Moynier, il generale Guillaume-Henri Dufour e i medici Louis Appia e Theodore Maunoir) crea il comitato ginevrino di soccorso dei militari feriti, comunemente chiamato “Comitato dei cinque“, predecessore del “Comitato Internazionale della Croce Rossa“. Il motivo che spinse Dunant a formare il comitato fu la terribile carneficina e la disorganizzazione con cui furono portati i soccorsi durante la battaglia di Solferino e San Martino.

La nascita della Croce Rossa

Il Comitato dei Cinque promuove le idee di Dunant proposte nel libro “Un ricordo di Solferino” ed il 26 ottobre 1863 organizza, a Ginevra, una Conferenza Internazionale con l’adesione di 18 rappresentanti di 14 Paesi che firmeranno, il 29 ottobre dello stesso anno, la Prima Carta Fondamentale contenente dieci risoluzioni che definiscono le funzioni ed i mezzi dei Comitati di soccorso. Nasce cosi il “Movimento Internazionale della Croce Rossa“, il cui compito è di assicurare l’assistenza medica neutrale in caso di guerre. Dal 1926, infine, alla croce rossa è stata aggiunta anche la “mezzaluna rossa“, per i paesi arabi.

La Croce Rossa italiana ricevette il battesimo del fuoco nel 1866, durante la Terza guerra d’Indipendenza, con quattro ospedali mobili. Ma è stata decisiva anche in tempo di pace, per esempio in occasione del terremoto di Messina (1908), dell’alluvione nel Polesine (1951) e dopo il disastro del Vajont(1963).

Curiosità.. dal mondo..

Hikikomori

Con il termine Hikikomori si indicano tutte quelle persone che si sono ritirate dal mondo sociale. La parola giapponese significa letteralmente “stare in disparte“. La maggior parte degli hikikomori si chiudono in csa o in camera, se vivono in famiglia, ed escono solo se strettamente necessario o se sono sicuri di non incontrare nessuno.

Gli hikikomori sono soprattutto giovani tra i 14 e 30 anni, maschi nel 70/90% dei casi, anche se il numero delle ragazze isolate potrebbe essere sottostimato dai sondaggi effettuati finora. Le indagini ufficiali condotte finora dal governo giapponese hanno identificato oltre un milione di casi, con una grandissima incidenza anche nella fascia di popolazione over 40. Questo perché, nonostante i soggetti hikikomori si palesino principalmente durante l’adolescenza, la condizione tende a diventare cronica, rischiando di perdurare anche per tutta la vita. Il fenomeno si pensa abbia avuto inizio nel “Paese del Sol Levante“, ma ad oggi è diffuso quasi in ogni parte del mondo.

In Italia, soprattutto a seguito della pandemia che ha estremizzato il problema, l’attenzione nei confronti del fenomeno sta aumentando. Nel nostro paese non ci sono ancora dati ufficiali, ma si stima ci siano circa 100.000 casi. Una delle cause potrebbe essere la società super competitiva degli ultimi trenta/quarant’anni.

I rifugiati degli Internet Café

Con l’espressione “rifugiati degli Internet Café” ci si riferisce a una specifica categoria di persone “senza fissa di mora“, che in Giappone vive e dorme in Internet Point o Manga Café, aperti 24 su 24.

Sebbene tali caffetterie limitassero originariamente la loro offerta all’uso di Internet, alcuni hanno ampliato la loro gamma di servizi, introducendo la possibilità di consumare pasti e di svolgere attività finalizzate all’igiene personale. Esse sono spesso utilizzate da pendolari che perdono ultimo treno. Dalla comparsa del fenomeno negli anni novanta, il numero di persone che le utilizzano come dimora è in costante aumento.

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