pubblicato a luglio 2024
prossimo a settembre 2024
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mitologia

Le Divinità dell'Olimpo

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Le dodici principali divinità greche, abitanti del Olimpo, generalmente detti "Olimpi", erano:

  • Zeus (figlio del titano Crono e di Rea, re degli “dei olimpi”, dio del cielo e governatore dei fenomeni meteorologici, in particolare del tuono).
  • Era (moglie di Zeus e simbolo della fedeltà e della castità matrimoniale, figlia di Crono e Rea, sorella di Estia e Demetra).
  • Efesto (dio del fuoco, delle fucine, dell’ingegneria, della scultura e della metallurgia).
  • Atena (dea della sapienza, delle arti e della strategia in battaglia).
  • Apollo (il dio della musica, delle arti mediche, delle scienze, dell’intelletto e della profezia).
  • Artemide (dea della caccia, degli animali selvatici, della foresta, del tiro con l’arco).
  • Ares (figlio di Zeus ed Era, viene molto spesso identificato tra i dodici Olimpi come il dio della guerra).
  • Afrodite (la dea della bellezza, dell’amore, della generazione).
  • Estia (dea vergine della casa e del focolare, figlia di Crono e Rea, sorella di Era e Demetra).
  • Ermes (figlio di Zeus e della ninfa Maia, la divinità delle religioni dell’antica Grecia, il suo ruolo principale è quello di messaggero degli dei).
  • Demetra (figlia di Crono e di Rea e sorella di Estia ed Era, dea della terra coltivata e, in particolare, del grano).
  • Poseidone (il dio del mare, dei terremoti e dei maremoti).
  • Ade, figlio di Crono e Rea, e fratello di Zeus, generalmente non era considerato appartenente all’Olimpo, poiché governava gli Inferi, dove viveva con la sposa Persefone.

Zeus

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Zeus nella religione greca è il re degli dei olimpi, dio del cielo e governatore dei fenomeni meteorologici, in particolare del tuono. I suoi simboli sono la folgore, il toro, l’aquila, la quercia e l’olivo. Figlio del titano Crono e di Rea, è il più giovane dei suoi fratelli e sorelle: Estia, Demetra, Era, Ade e Poseidone.
Nel mito è sposato con Era (protettrice del matrimonio e dei figli), anche se nel santuario dell’oracolo di Dodona come sua consorte si venerava Dione (viene raccontato nell’Iliade che Zeus sia il padre di Afrodite, avuta con Dione). Il frutto dei suoi numerosi convegni amorosi furono i suoi molti celeberrimi figli, tra i quali Apollo e Artemide, Hermes, Persefone, Atena, Dioniso, Perseo, Eracle, Elena, Minosse e le Muse. Tali rapporti amorosi venivano consumati da Zeus anche sotto forma di animali (cigno, toro, ecc..), dato che tra i suoi enormi poteri egli aveva anche quello di tramutarsi in qualsiasi cosa volesse.
Secondo la tradizione da Era, la moglie legittima, ebbe Ares, Ebe, Efesto e Ilizia.
La figura equivalente a Zeus nella mitologia romana era Giove, mentre in quella etrusca era il dio Tinia.

Era

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Era è una dea della religione dell’antica Grecia, figlia di Crono e di Rea. Era è una delle divinità più importanti, dea del matrimonio, della fedeltà coniugale e del parto. In quanto sposa di Zeus, è considerata la sovrana dell’Olimpo, ed i suoi simboli sono la melagrana, la vacca ed il pavone.
Era veniva ritratta come una figura maestosa e solenne, spesso seduta sul trono mentre porta come corona il “polos”, il tipico copricapo di forma cilindrica indossato dalle dee madri più importanti di numerose culture antiche. In mano stringeva una melagrana, simbolo di fertilità e di morte. Omero definì la dea “boopide”, ovvero dagli occhi bovini, per l’intensità del suo regale sguardo.

La coppia regale


Era, il cui nome significa “signora” nacque secondo alcuni sull’isola di Samo e secondo altri ad Argo. Per dichiarare il suo amore ad Era, Zeus prese le sembianze di un cuculo ed un giorno d’inverno, mentre Era filava, entro dalla finestra e si pose sulla spalla della dea. Il cuculo riprese subito le sembianze del dio e la costrinse a sposarlo. Le nozze vennero celebrate con grande dato all’arrivo della primavera, alla presenza di tutte le divinità, che recarono splendidi doni alla coppia regale.
Era, la più importante tra le dee, indicava per eccellenza, l’elemento femminile dell’universo e possedeva gli stessi poteri del marito, anche se in misura inferiore. La dea simboleggiava anche la fecondità della terra e le era sacro il “cuculo” poiché si pensava annunziasse, con il suo canto, l’arrivo della pioggia che rende fertile il terreno: per questo Zeus, per dichiarare il suo amore, aveva scelto di prendere le sembianze di questo uccello.
Era aveva un carattere vendicativo, era gelosa e brontolona e, poiché suo marito era infedele, rissoso e autoritario, spesso tra i due si accendevano violenti litigi che stanno a simboleggiare l’eterna agitazione dei cieli, con l’alternarsi di sereno e tempesta.

Atena

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La dea Atena è una delle dee più importanti della mitologia greca. Identificata con Minerva dai Romani, è la figlia di Zeus, nata già adulta dalla testa del dio, viene generalmente rappresentata armata di uno scudo ornato con la spaventosa testa della gorgogne Medusa, che pietrificava chiunque la guardasse. Era armata anche della sua lancia, dell’egida (una corazza di pelle caprina) e dell’elmo. Atena era chiamata anche Pallade o Parthènos (la vergine), e ad Atene si trovava il principale tempio a lei dedicato, il Partenone.
Secondo la leggenda, divenne suo come ricompensa del dono dell’ulivo che aveva fatto agli ateniesi. Atena era prima di tutto la dea delle città greche, delle arti e dei mestieri e della saggezza. È anche la dea della guerra, al punto che spesso nei miti tiene in mano, col suo intervento, le sorti dei conflitti.
Nell’Iliade compare come una delle più accanite sostenitrici dei greci durante la guerra di Troia. Dopo la caduta della città, però, questi non rispettarono la sacralità di un altare dedicato alla dea, presso il quale si era rifugiata la profetessa troiana Cassandra. Per punirli, Atena chiese quindi a Poseidone, dio del mare, di scatenare una tempesta che distrusse la maggior parte delle navi greche sulla via del ritorno dalla città. La dea era anche protettrice dell’agricoltura e dei mestieri considerati come femminili, soprattutto della filatura e della tessitura. Concesse all’uomo l’invenzione dell’aratro e del flauto e le arti di addomesticare gli animali, costruire navi e fabbricare calzature. Viene spesso associata agli uccelli, soprattutto alla civetta.

Poseidone

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Poseidone era il dio del mare, dei maremoti, e dei terremoti, secondo il mito greco. Può scatenare temporali e, addirittura terremoti, che provoca martellando il fondo marino con il suo tridente e viene spesso rappresentato armato di tridente, arma usata dai pescatori di tonno. Il tonno è, infatti, uno dei suoi attributi.

Poseidone nacque da Crono e da Rea, e quindi era fratello di Era, di Demetra, Estia, Ade e del dio Zeus. Secondo la leggenda narrata da Esiodo, Poseidone venne ingoiato dal padre Crono assieme ai suoi fratelli e sorelle, perché Crono temeva che gli avrebbero sottratto il trono. Rea, secondo la leggenda, riuscì a salvare Poseidone, nascondendolo dentro un branco di cavalli. Altri miti narrano che Era affidò il figlio agli abitanti di Rodi.
Poseidone contribuì a sconfiggere i Titani e Crono; grazie alla sua potente arma, il tridente che gli fu forgiato dai ciclopi, sconfisse i Titani e li chiuse in una prigione da lui stesso costruita. Quando venne sorteggiato il regno, Zeus si prese il cielo, Poseidone il mare e tutte le acque, e Ade gli inferi.

Omero

Esistono vari miti che coinvolgono la storia di Poseidone: per esempio, negli Inni Omerici, è contenuta una invocazione di sette versi al Dio. Omero narra anche che Poseidone assieme ad Era ed Apollo e con altri dei si ribellarono a Zeus: lo legarono e lo imprigionarono. Teti riuscì a liberare Zeus, ed egli punì i ribelli ordinando a Poseidone di servire Laomedonte, re di Troia.
Nella guerra di Troia, Poseidone si schiera coi greci, e li aiuta in diverse occasioni, come descritto nell’Iliade. Poseidone odiava Ulisse, protagonista dell’Odissea, in quanto aveva accecato suo figlio il ciclope Polifemo. Polifemo chiese al padre, una volta che Ulisse ed i compagni furono fuggiti, di vendicarsi per lui e di non farlo tornare a casa; per questo Poseidone non partecipa al concilio degli dei, nel quale gli dei decidono di far tornare a casa Ulisse.

Afrodite

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Dea greca del’Amore, della bellezza e dell’arte, Afrodite corrisponde alla Venere dei romani, ed è considerata da tutti, divini e mortali, la più bella tra le Dee, la più irresistibile ed attraente, vero simbolo dell’Amore, di cui non solo si fa portatrice, ma che incarna e rappresenta.

Per Omero, Afrodite è figlia di Zeus e di Dione, mentre Esiodo ci racconta un mito più antico, secondo cui lei nasce dal membro di Urano, lanciato nel mare da Crono dopo aver appunto evirato il padre. Da quel membro si forma una bianca spuma da cui ha origine la fanciulla divina, che nasce trasportata dalle onde del mare. Appena uscita dalle acque, fu trasportata da Zeffiro nell’isola di Citèra e poi a Cipro, da dove il suo culto si diffuse in tutta la Grecia ed in Sicilia. Dunque il giorno della sua nascita l’Olimpo fece una festa e tutti gli Dei si stupirono all’apparire di tanta bellezza, mentre Era ed Atena, fin dal primo momento, sentirono nel cuore il morso della gelosia.

Adone

Molti furono i suoi amanti, mortali e divini. Il primo fu Adone, il bellissimo cacciatore, che ebbe il malaugurato destino di essere assalito un giorno da un feroce cinghiale e di rimanerne ferito a morte, versando larghi fiotti di sangue dalle crudeli ferite che avevano lacerato il suo corpo. La Dea in suo ricordo volle che le sue spoglie, ogni primavera, ritornassero a vivere e a fiorire sotto l’aspetto dell’anemone, il fiore dall’intenso colore porporino.

Anchise

Dopo Adone fu sposa di Anchise, principe troiano dalla cui unione con Afrodite nacque Enea. Per questo i Romani la venerarono come loro protettrice, considerandola una loro progenitrice. Tuttavia l’incondizionato aiuto da essa portato ai Troiani si ricollega con la leggenda del pomo d’oro lanciato dalla Discordia perché venisse concesso alla Dea più bella. In quell’occasione Zeus ordinò ad Ermes di condurre Era, Atena ed Afrodite sul monte Ida, dove furono giudicate da Paride, il quale (quantunque Era lo allettasse con la lusinga di un vastissimo regno e Atena con l’invincibilità in combattimento) diede la palma della vittoria ad Afrodite, che gli aveva promesso la mano di Elena. E fu così che la Dea si schierò coi Troiani per tutta la durata della guerra.

Ares

Dopo Anchise fu la volta di Efesto, l’affumicato e zoppo Dio dei fabbri al quale Ella andò sposa.

Tuttavia il suo amante di sempre fu Ares, dal quale avrebbe avuto più figli (anche su questo vi sono diverse versioni): Eros (Cupido), cioè l’Amore (secondo un’altra versione nato per partogenesi), e Anteros, ossia l’Amore corrisposto. Dalla loro unione nacquero anche Demo e Fobo (il Terrore e la Paura), oltre che Armonia. Tra i figli di Afrodite ricordiamo anche Imene, Dio delle nozze, in onore del quale giovani e giovinette cantavano inni durante le cerimonie solenni dello sposalizio.

Ma per quanto Afrodite venisse in qualche modo collegata al matrimonio e alla generazione dei figli, ella non fu mai la Dea dell’unione coniugale, quale fu invece Era.

Ade

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Ade (il dio dei morti e l’aldilà degli antichi greci)

L’Ade non era, nella concezione classica, il luogo in cui i giusti ricevono il premio delle loro virtù e i malvagi sono condannati a espiare le loro colpe; era, invece, la sede buia e nebbiosa in cui erano destinati a rimanere per sempre, in forma di semplici ombre, tutti i defunti, senza distinzione alcuna. Ade significa “invisibile”. È il nome del dio, ma anche del regno dei morti.

Il dio era noto anche come Plutone (il nome con cui poi fu venerato a Roma): dal greco plùtos (“ricchezza”), per le ricchezze che la terra serba nelle sue viscere, o forse per l’abbondanza di sudditi su cui egli aveva potere nell’oltretomba. Sua sposa era Persefone (la romana Proserpina), da lui rapita sulla Terra.

Il regno

Il regno dei morti era immaginato talora ai confini del mondo, oltre l’oceano; più spesso era posto sotto la terra. Il suo ingresso era delimitato dall’Acheronte (fiume del dolore), in cui si versavano il Piriflegetonte (fiume del fuoco) e il Cocito (fiume del lamento), che si diramava dallo Stige (fiume dell’odio). Era credenza diffusa che solo dopo aver ricevuto gli onori funebri l’anima del defunto potesse attraversare l’Acheronte e trovare finalmente pace. A traghettare le anime dei morti nell’Ade era il vecchio Caronte a bordo della sua imbarcazione: per pagargli il costo della traversata, ai morti veniva posto nella bocca un obolo; proprio in conseguenza di ciò, il nome di questa antica moneta greca ha assunto per noi il significato di “modesta offerta in denaro”. A guardia della porta dell’Ade era talora rappresentato Cerbero, mostruoso cane a tre teste.

 

L'anima

Nella concezione più antica l’anima era intesa come il respiro, il soffio vitale necessario a infondere energia nel corpo. Dopo la morte essa si trasferiva nell’Ade. Qui del corpo sopravviveva solo un’ombra inconsistente: quando Ulisse nella sua discesa agli Inferi tenta di abbracciare l’anima di sua madre, le sue braccia tornano a chiudersi vuote sul suo petto. Non vi sono scheletri o corpi in decomposizione; ma non v’è neppure speranza o consolazione. Le anime dei morti conducono un’esistenza oscura e non ricordano nulla della vita terrena.

Più tardi si tenderà a credere che esse abbiano bevuto l’acqua del fiume Lete, il fiume dell’oblio. Solo quando Ulisse fa bere loro il sangue di animali sgozzati in sacrificio nei morti riaffiora il ricordo e il rimpianto di ciò che erano stati sulla Terra: “Preferirei essere l’umile servo di un padrone povero e diseredato”, confessa l’ombra di Achille, “piuttosto che regnare su tutti i morti”.

 

Il dio degli inferi

Ade, il dio della morte e degli inferi soffre un pò di cattiva immagine, ma in realtà non è poi cosi cattivo… Quando Orfeo discese negli inferi per recuperare la sua sposa, Ade fu talmente commosso dalle suppliche del bardo che accettò di lasciar andare la donna, a condizione che se ne andassero e che Orfeo non guardasse indietro. (Lo fece, naturalmente, e la perse). Allo stesso modo, si comporta abbastanza bene con Ercole quando l’eroe si avvicina a lui che ha bisogno di tornare nel mondo superiore con il cane a tre teste di Hades come parte delle sue fatiche. È anche importante notare che Ade non era responsabile della condanna o della redenzione delle anime. Coloro che morivano erano sottoposti al giudizio di tre semidei, Minosse, Aiakos e Rhadamanthys, non Ade.

I Miti continua...

Demetra

Il mito di Demetra ci racconta che la dea amava profondamente sua figlia Persefone. La ragazza camminava per i campi rendendo fertili tutte le coltivazioni che incontrava lungo il suo cammino e facendo germogliare la vita ovunque andasse. Ade, il dio degli inferi, si innamorò a prima vista della sua bellezza. Zeus, in segreto, gliela concesse in moglie senza dire niente alla madre. Un giorno, come suo solito, Persefone stava passeggiando per i campi attraversando le terre della Sicilia e raccogliendo dei fiori con le figlie di Oceano, sue amiche. Improvvisamente la terra iniziò a tremare e dalle profondità del suolo comparve Ade con il suo carro. Persefone iniziò a gridare chiamando la madre, ma fu tutto inutile. Ade la rapì e la portò con sé nel suo regno.

Il Mito

Il mito di Demetra ci racconta che quando la dea si rese conto che la figlia era scomparsa, presa dalla rabbia, trasformò le figlie di Oceano in sirene. Con questo gesto voleva punirle per non aver protetto a sufficienza Persefone. In seguito, Demetra vagò per nove giorni alla ricerca della figlia senza mangiare e bere, piangendo e disperandosi per l’accaduto.

Dopo nove giorni di ricerca, Ecate, dea delle arti magiche e della stregoneria, udì i lamenti di Demetra e venne a conoscenza del suo grande dolore. Il mito ci racconta che Ecate portò Demetra al cospetto di Apollo, il dio del sole, che aveva visto e sapeva quello che era accaduto. Il dio disse a Demetra che Persefone era nel mondo dei morti. Disperata perché non sapeva come raggiungere gli inferi, Demetra decise di non tornare sul monte Olimpo e iniziò a vagare senza meta sulla Terra. Si travestì da vecchia e arrivò fino a Eleusi dove si sedette accanto a un pozzo.

Re Celeo

Le figlie del re Celeo e della regina Metanira si recarono al pozzo per portare dell’acqua a Demetra, ma lei decise di non rivelare la sua identità. Disse loro che veniva da Creta e che alcuni pirati l’avevano rapita e poi rilasciata. Aggiunse anche che poteva svolgere qualsiasi lavoro domestico. Fu così accolta dal re Celeo e divenne la badante del figlio più piccolo, Demofoonte. Demetra si affezionò al bambino e decise di concedergli l’immortalità attraverso una serie di riti tra i quali bruciargli la pelle con il fuoco. La madre del bambino la scoprì mentre eseguiva questo rituale e ne rimase terrorizzata.

A questo punto, la dea fu costretta a rivelare la sua identità. Non riuscì a rendere immortale il piccolo, ma poté insegnargli i segreti dell’agricoltura e lui, a sua volta, trasmise le conoscenze acquisite agli uomini. Mentre Demetra cercava sua figlia, dimenticò i suoi doveri di protettrice dei campi e la terra iniziò a diventare improduttiva. Tutti i raccolti marcivano e gli uomini iniziarono a patire la fame.

Zeus

Preoccupato per la situazione, Zeus decise di stringere un accordo con Ade. Le due divinità stabilirono che Persefone avrebbe trascorso sei mesi negli inferi con Ade e gli altri sei mesi nell’Olimpo con la madre. Quando sarebbe stata nel mondo dei morti, la terra non avrebbe prodotto nulla; viceversa, quando si sarebbe trovata nell’Olimpo, i campi sarebbero stati fertili. Così nacquero le stagioni.

Apollo

Apollo è figlio di Zeus e di Leto ( Apollo anche per i Romani) e fratello gemello di Artemide. È sempre rappresentato giovane e bello. È il dio del Sole, della musica, delle arti, della poesia. Protegge inoltre viandanti e marinai. Ha facoltà divinatorie e profetiche che esprime attraverso i suoi oracoli (il più noto dei quali è l’oracolo di Delfi).

Dio del Sole

L’alloro è la pianta sacra al dio, e di alloro si incoronavano i poeti, pure a lui sacri. Apollo amava suonare la lira e, in quanto Dio delle Arti, era spesso circondato dalle Muse, che danzavano intorno a lui cantando in coro. In quanto Dio del sole, Apollo portava la primavera sulla Terra, facendo sbocciare i fiori; poi, una volta arrivata l’estate, utilizzava i raggi del Sole per far appassire e perire tutto ciò che aveva creato durante la stagione primaverile.

Ma se da un lato il Dio greco del Sole sembra quasi un protettore del genere umano, dall’altro non bisogna scordare che egli era anche in grado di diffondere il male, scoccando frecce letali con il suo arco d’argento, tant’è che nell’Iliade è proprio Apollo a punire duramente i Greci mandando una terribile pestilenza.

Nella “Metamorfosi” di Ovidio è presente un episodio molto famoso che riguarda Apollo:

L'alloro

Apollo, dopo aver ucciso il serpente Pitone, si vantò con Cupido della sua abilità con l’arco e le frecce, affermando che il Dio dell’Amore, invece, non fosse affatto idoneo a imbracciare quelle armi. Cupido allora, per punirlo, colpì Apollo con una freccia d’oro, in grado di far innamorare, e la ninfa Dafne con una di piombo, che invece faceva rinnegare l’amore. Inevitabilmente, Apollo si invanghi proprio di lei che dal canto suo non poteva fare altro che rifiutarlo, finché, dopo essere stata inseguita dal Dio del Sole, non chiese aiuto al padre Peneo, che la trasformò in un albero d’alloro.

Da quel giorno Apollo rese l’alloro una pianta sempreverde, considerandola sacra. Con le sue foglie avrebbe incoronato la sua chioma e che, in seguito, avrebbe ornato anche il capo dei vincitori e dei condottieri.
Il suo figlio più noto è Asclepio (Esculapio per i Romani), dio della medicina.

Il mito continua...

Artemide

Artemide (Diana per i Romani) è sorella gemella di Apollo, quindi è anche lei figlia di Zeus e Leto. È la dea della caccia. Armata di arco e frecce, protegge le foreste e gli animali selvatici. Le è sacro il cervo.

Ares

Ares (Marte per i Romani) è figlio di Zeus e di Era. È il dio della guerra. Ha un carattere tempestoso, violento, feroce e sanguinario. Secondo Omero fu amante di Afrodite quando questa era già moglie di Efesto. Altre tradizioni invece lo vogliono sposo di Afrodite.

Dioniso

Dioniso (Bacco per i Romani) è figlio di Zeus e di una donna mortale, Semele. È il dio del vino e dell’ebbrezza. Solitamente è rappresentato alla testa di un corteo festante, allietato da cori, musica e danze.

Ermes

Ermes (Mercurio per i Romani) è figlio di Zeus e della ninfa Maia. È il messaggero degli dei. Indossa calzari alati e porta sempre con sé il caduceo, un bastone d’oro con due serpenti intrecciati e due ali alla sommità, che diventa il suo simbolo. È anche accompagnatore dei morti nell’Ade; dio dell’eloquenza e protettore dei viandanti, dei mercanti e dei ladri; è il dio protettore delle palestre e degli stadi.

Efesto

Efesto (Vulcano per i Romani) è figlio di Zeus ed Era. Zoppo e deforme, è il dio del fuoco e fabbro degli dei. La sua officina è situata dentro il vulcano Etna e i Ciclopi sono i suoi aiutanti. Secondo Omero è lo sposo di Afrodite, che però lo tradisce con Ares.

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