pubblicato a luglio 2024
prossimo a settembre 2024
storia
L'Acropoli di Atene
Come era strutturata Atene in antichità?
- L’Acropoli di Atene si può considerare la più rappresentativa delle acropoli greche. È una rocca, spianata nella parte superiore, che si eleva di 156 metri sul livello del mare sopra la città di Atene. Il pianoro è largo 140m e lungo quasi 280m. È anche conosciuta come Cecropia, in onore del leggendario uomo-serpente Cecrope, il primo re ateniese.
- Si trova in posizione dominante su uno sperone di roccia quasi interamente a strapiombo sulla valle circostante. In epoca micenea sulla collina sorgeva il palazzo reale, e solo in seguito l’acropoli assunse il ruolo di santuario dedicato alle divinità locali.
- Vi si accede attraverso i Propilei, monumentale e scenografico ingresso alla città. La struttura cosi come oggi ci appare, risale alla seconda metà del V secolo a.C., epoca in cui la città era governata da Pericle, che volle dare alla città la sua sistemazione urbanistica e monumentale.
- L’Acropoli di Atene è stata dichiarata Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 1987.
Il Propilei
- I Propilei rappresentano un edificio di maestose dimensioni. Presenti all’ingresso del santuario di Atena, sono stati costruiti all’estremità occidentale della roccia dell’Acropoli di Atene. La loro costruzione rientra in un programma edilizio che risale circa agli anni compresi tra 437 e 432 a.C. Dopo la progettazione, la costruzione fu sospesa a causa dello scoppio della guerra del Peloponneso e a causa di ciò, il piano originale fu ridotto e la costruzione fu lasciata incompiuta.
- I monumentali Propilei di epoca classica, che riguardano quelli che il visitatore va a vedere oggi, fanno parte del grande programma di costruzione portato avanti da Pericle sull’Acropoli.
Il Partenone
- Sulla sommità dell’Acropoli vi è il Partenone, tempio dedicato ad Atena Parthenos, ossia vergine. Eretto sulla’Acropoli fra il 447 ed il 438 a.C., il Partenone è uno dei più importanti monumenti dell’antica civilizzazione greca oltre ad essere l’edificio più rappresentativo di tutta la Grecia.
- L’edificio del Parthenone, costruito in marmo bianco del Monte Pentelico, fu costruito per accogliere l’immagine d’oro e avorio dell’Atena Parthenos. È una scultura colossale di dodici metri d’altezza, scolpita da Fidia, un importante scultore ateniese.
- Lungo circa 70 metri e largo 30 metri, il Partenone è circondato da colonne per tutto il suo perimetro, 8 nella facciata principale e 17 in quelle laterali.
La Statua di Atena Promachos
- La Statua di Atena Promachos “che combatte in prima linea” era una colossale statua della dea Atena fusa in bronzo da Fidia intorno al 460 a.C. Sorgeva fra i Propilei e il Partenone nell’Acropoli di Atene. La statua, pagata con il bottino della battaglia di Maratona ed eretta per commemorarne la vittoria, fu collocata in sede nel 456 a.C. circa.
- Costituisce una delle prime opere di Fidia, già scultore noto in questi anni, tanto da divenire l’artista ufficiale dell’Atene di Pericle. Lo stesso Fidia scolpì altre due figure di Atena nell’Acropoli: l’enorme effigie in oro e avorio di “Athena Parthenos” nel Partenone e “Athena Lemnia”.
- Si ipotizza che nel 426 d.C. la statua fu asportata e trasferita dall’imperatore Teodosio II a Costantinopoli, dove sembra rimase fino al 1203, quando fu distrutta dopo l’assedio dei crociati. La statua era alta circa 7 metri e 60 centimetri e si ergeva su di un basamento alto circa 1 metro e 50cm, provvisto di decorazioni marmoree. Come si deduce da riproduzioni monetali di epoca romana e dalla descrizione di “Pausania”, essa rappresentava la dea armata con una lancia appoggiata alla spalla destra e una figura alata, forse una Nike, nella mano corrispondente. Uno scudo era imbracciato o appoggiato alla sua sinistra.
L'Eretteo
L’Eretteo (in greco antico Eréchtheion) è un tempio ionico greco del V secolo a.C. che si trova sull’Acropoli di Atene. L’Eretteo è il secondo dell’Acropoli per dimensione; era dedicato al culto di “dei” e di “eroi” ateniesi e fu edificato su un luogo sacro ad Atena Polias, ossia Atena la protettrice della città. Il posto era sacro perché, secondo la legenda, vi era caduto dal cielo la statua in legno d’olivo della dea.
- Nonostante la grande importanza del culto tributato ad Atena nel grande tempio (prima l’Ekatònpedon, poi il Partenone) sulla sommità dell’Acropoli, questo santuario, dedicato alla dea Atena Poliade (protettrice della città) era legato a culti arcaici e alle più antiche memorie della storia leggendaria della città, costituendo il vero nucleo sacro dell’Acropoli e dell’intera città.
In questo luogo si sarebbe, infatti, svolta la disputa tra Atena e Poseidone: vi si custodivano le impronte del tridente del dio su una roccia, un pozzo di acqua salata dal cui sarebbe uscito il cavallo dono del dio, e l’olivo donato dalla dea Atena alla città. Qui, il re Cecrope, per metà serpente, avrebbe consacrato il Palladio, la statua della dea caduta miracolosamente dal cielo.
Il santuario ospitava inoltre le tombe di Cecrope, di Eretteo e un luogo di culto dedicato a Pandroso, la figlia di Cecrope amata dal dio Ermes.
Il santuario di Zeus Polieus
- Il santuario di Zeus Polieus era un santuario a cielo aperto nell’Acropoli di Atene edificato in età arcaica e dedicato al culto di Zeus Polieus (protettore della città). Era situato a est dell’Eretteo, a circa 10 metri di distanza a nord-est dall’angolo del Partenone. Rimane ben poco delle sue fondazioni e le sue scarse testimonianze archeologiche sono aperte a interpretazioni.
- Le informazioni sulla sua esistenza provengono soprattutto da fonti letterarie. Aveva una pianta trapezoidale circoscritta da muri, con due diversi cortili. Fu realizzato con marmo dell’Acropoli. L’ingresso principale era dotato di un frontone. Il santuario fu ristrutturato nella seconda metà del V secolo a.C. A poca distanza, tra il santuario e l’Eretteo, si ergeva un altare imponente, identificato con quello di Atena Poliàs.
Il Tempio di Atena Nike
- D’avanti ai Propilei, sopra la Via Sacra dell’Acropoli, sorge il Tempio di Atena Nike, a poca distanza dallo strapiombo della margine del sito. Costruito probabilmente intorno al 425 a.C., in marmo pentelico, è un piccolo tempio anfiprostilo, tetrastilo (con quattro colonne libere sulla fronte e sul retro) di ordine ionico, ornato nei fregi di preziosi bassorilievi che narrano vicende di una battaglia fra greci e persiani (probabilmente Maratona).
- Il tempio misura 6,90 m di altezza, 8,20 m di lunghezza e 5,40 m di larghezza. Il tempio include una cella, che ospitava una volta la statua di Atena Nike (La Vittoriosa). La cella è delimitata da muri, a eccezione della fronte est, dove fra le ante ci sono due pilastri a sezione rettangolare. È stato il primo edificio in stile completamente ionico dell’Acropoli; tutti gli altri edifici presentano originali fusioni di stile ionico e dorico.
- L’edificio e stato demolito durante l’occupazione Ottomana, nel 1687, quando i Veneziani assalirono l’Acropoli. Si narra che i turchi utilizzarono i marmi del tempio per costruire un piccolo bastione di difesa nei pressi dei Propilei. I relitti sono stati recuperati nel 1834 dagli architetti Ross e Hansen, che ricostruirono il tempio sulle fondamenta ancora intatte. La ricostruzione é stata fatta adottando tecniche architettoniche in uso all’epoca, tuttavia, alcuni consolidamenti sono avvenuti con materiali più moderni. Il tempio è stato smontato ancora due volte (1930 e 1998) per permettere il restauro delle pietre e l’integrazione di altri pezzi ritrovati in successivi scavi.
L'Agorà
- L’agorà costituiva il cuore economico e sociale della città; era situata in pianura, nella parte bassa di Atene, ed era un’ampia piazza su cui si aprivano botteghe e sorgevano edifici adatti agli incontri politici e ai rapporti commerciali. L’agorà era circondata da ogni parte dagli stoai, monumentali costruzioni fornite da portici, sotto ai quali i cittadini potevano passeggiare al riparo delle intemperie.
- Ad Argo, il primitivo impianto dell’agorà era ai piedi della Larissa, sui resti di un piccolo abitato geometrico affiancato da una necropoli, “la cui datazione sembra risalire al pieno VI secolo a.C.”: in effetti, gli agorai arcaici furono strettamente associati a santuari religiosi e ad attività di intrattenimento, quali feste, giochi e teatro.
- Con l’andare del tempo l’agorà divenne il luogo della democrazia per antonomasia, dato che era sede delle assemblee dei cittadini che vi si riunivano per discutere i problemi della comunità e decidere collegialmente sulle leggi. Era contemporaneamente il luogo del mercato e il centro economico e politico, e perciò vi sorgevano gli edifici pubblici, gli uffici, i teatri. L’agorà fu un’autentica invenzione urbanistica, che non trovò riscontro né nei centri del vicino Oriente né in quelli micenei. Questa innovazione fu inserita grazie alle grandi modifiche urbanistiche iniziate durante l’età di Pericle intorno al V secolo a.C.
Il Santuario di Pandroso
- Pandroseion o santuario di Pandroso, era un santuario dell’Acropoli di Atene dedicato a Pandroso, una delle figlie di Cecrope, il mitico primo re dell’Attica. Occupava lo spazio adiacente all’Eretteo e all’antico tempio di Atena Poliàs.
- Il santuario era un cortile murato trapezoidale contenente l’altare di Zeus Herkeios (protettore del focolare, del cortile) sotto l’olivo sacro piantato da Atena. A ovest vi era una stoà di ingresso dai Propilei. Nell’angolo nord-est vi era un elaborato ingresso per il portico nord e per l’intero complesso dell’Eretteo. Lo stile delle colonne era di ordine ionico. Ad est vi era una piccola apertura attraverso la quale si poteva vedere la Talassa di Poseidone. Il sud-est dava accesso a ciò che alcuni ritenevano la tomba di Cecrope. Il santuario conteneva anche l’olivo sacro che era stato presentato da Atena alla città, dopo la sua vittoria su Poseidone nella contesa per la terra dell’Attica.
- Il precedente edificio venne distrutto nel 480 a.C. dai persiani e di esso non si conosce la forma. Esiste tuttora un albero di olivo presso il monumento piantato all’inizi del XX secolo.
Il Portale delle curiosità di Cristina G.H.
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Hanno lasciato un segno...
Euclide
Euclide (IV secolo a.C. – III secolo a.C.) è stato un matematico e filosofo greco antico. Si occupo di vari ambiti, dall’ottica all’astronomia, dalla musica alla meccanica, e soprattutto della matematica. Gli “Elementi”, il suo lavoro più noto, è una delle più influenti opere di tutta la storia della matematica e fu uno dei principali testi per l’insegnamento della geometria dalla sua pubblicazione fino ai primi del ‘900. Solo nei 13 libri degli Elementi di Euclide enuncia e dimostra ben 465 proposizioni o teoremi, senza contare i “lemmi” e i “corollari”. A questi vanno aggiunte le proposizioni contenute in altre opere. I due teoremi che nei manuali scolastici di geometria vanno sotto il nome di “primo e secondo teorema di Euclide”, sono in realtà dei semplici corollari della Proposizione 8 del VI libro, che nel testo originale è cosi enunciata:
Teorema di Euclide
“Se in un triangolo rettangolo si conduce una perpendicolare dal angolo retto alla base, i triangoli cosi formati saranno simili al dato e simili tra loro”(Euclide).
Una testimonianza importante su cui si basa la storiografia che lo riguarda viene da Proclo, che lo colloca tra i seguaci di Platone ed il più giovane dei discepoli di quest’ultimo. Della vita di Euclide si conosce davvero poco; gli studiosi hanno dubbi persino nel datarla, si sa solo che fiorì nel periodo in cui il centro degli studi matematici e filosofici si stava spostando da Atene ad Alessandria d’Egitto, nella scuola fondata da Alessandro Magno alle foci del Nilo, chiamata Museo. Qui Euclide fondò la sua scuola di matematica presso il Museo, ma tutto ciò che si sa di lui è noto attraverso due aneddoti:
Aneddoto 1
Il primo racconta di uno studente che, iniziando a studiare la geometria, chiese al maestro: “Cosa ci guadagno a studiare queste cose?”. Si dice che Euclide chiamò un servo e gli ordinò: “Dagli una moneta, perché vuol lucrare della conoscenza”.
Aneddoto 2
Nell’altro si racconta del re Tolomeo I (generale di Alessandro Magno, capostipite di una dinastia di regnanti greci in Egitto che terminò con Cleopatra nel 30 a.C.) che gli chiese: “Esiste in geometria una strada più breve degli ELEMENTI?”. Euclide gli rispose: “Non esiste via regia alla geometria”.
Platone
Platone, figlio di Aristone del Demo di Collito e di Perictione (Atene, 428/427 a.C. – Atene, 348/347 a.C.) è stato un filosofo e scrittore greco antico. Insieme al suo maestro Socrate ed al suo allievo Aristotele ha posto le basi del pensiero filosofico occidentale.
Platone nacque ad Atene da genitori aristocratici: il padre Aristone, che vantava tra i suoi antenati “Codro, l’ultimo leggendario re di Atene”, gli impose il nome del nonno “Aristocle”; la madre, Perictione, che secondo Diogene Laerzio discendeva dal famoso legislatore Solone.
Democrito vs Platone
Platone
È stato uno dei più grandi filosofi dell’antichità e odiava con tutto se stesso Democrito (460 a. C. – 370a.C.). Oggi è considerato il primo fisico della storia. Non lo odiava perché era nato ad Abdera, una città stato della Tracia, ma per via della sua “teoria degli atomi”. Democrito con i suoi studi sul mondo naturale sconvolse completamente Platone, tanto da fargli bramare di bruciare ogni suo libro. Sappiamo di questa sua insana voglia grazie alle “Memorie sparse”, un testo di “Aristosseno” che ne parla. Il desiderio di bruciare un libro per quanto contiene scritto nacque probabilmente già all’inizio della storia della letteratura e Platone, il filosofo dell’amore platonico, risulta il primo ad essere citato da un collega con occhi malevoli verso un altro studioso fino al punto da voler dar fuoco al suo lavoro.
Democrito
Democrito pensava l’Universo diviso in due parti: gli atomi e il vuoto (inteso come spazio); tutto quanto esisteva quindi veniva visto formato da atomi di natura mortale, perfino l’anima e ciò escludeva l’intervento divino nella creazione del mondo. Era questa una idea considerata pericolosa da Platone, il quale non sopportava il pensiero di una materia con una spiegazione in se stessa. Quasi tutte le genti antiche, sempre sicure di un’altra vita dopo la morte, concordavano con lui, ma la visione di Democrito del mondo fu di tipo scientifico e anche se i suoi nemici riuscirono a far bruciare i suoi testi (gli originali non sono mai pervenuti a noi), ci fu sempre chi salvò il suo pensiero citandolo in altri libri.
Teodoro di Cirene
Teodoro di Cirene (Cirene, 465 a.C. – …) è stato un matematico greco antico della scuola pitagorica, noto per i suoi contributi alla teoria delle grandezze irrazionali. Sappiamo dal “Teeteto”, dialogo di Platone, che Teodoro insegnò matematica allo stesso Platone e a Teetèto. Infatti nel dialogo si ricorda come avesse dimostrato che le radici dei numeri compresi tra 3 e 17 (esclusi ovviamente 4, 9 e 16) sono incommensurabili, cioè non esprimibile come numero intero o rapporto di interi.
Spirale di Teodoro
Sappiamo anche che ha introdotto un metodo per costruire geometricamente la radice quadrata di un qualsiasi numero esistente, anche se non molto utilizzato per motivi pratici: la cosiddetta Spirale di Teodoro.
Il procedimento per costruirla è semplice: si costruisce un triangolo rettangolo di cateti 1 e 1, sull’ipotenusa (che è radice di 2) si costruisce un’altro triangolo rettangolo che ha per cateto maggiore la radice quadrata di 2, il cateto minore dovrà misurare sempre 1, e quindi l’ipotenusa misurerà radice quadrata di tre. Continuando all’infinito, si potrebbe costruire la radice quadrata di qualsiasi numero esistente, ed è tutt’oggi l’unico metodo conosciuto che permette di costruire geometricamente la radice quadrata di un qualsiasi numero.
Teetèto
Teetèto è un matematico greco (m. 369 0 368 a.C.) operoso nel 375 a.C.; mori giovanissimo, per malattia contratta in guerra. Dal dialogo di Platone, a lui intitolato si deduce che fu discepolo di Teodoro di Cirene e fu assai caro a Platone; Teetèto fu uno dei più grandi matematici dell’antica Grecia.
La Battaglia di Maratona
La Battaglia di Maratona – Durante le guerre persiane, la flotta persiana avanzo attraverso il Mar Egeo fino alla città di Eretria, dove sbarcarono e praticamente immediatamente presero in assedio la città. Dopo sei giorni di cruento assedio, due cittadini di Eretria tradirono ed aprirono le porte della città che fu rasa al suolo; vide cosi i propri templi e santuari bruciati e saccheggiati mentre la popolazione superstite fu ridotta in schiavitù. Punita così Eretria, la flotta persiana si mosse lungo la costa dell’Attica per poi sbarcare presso Maratona, a circa quaranta chilometri da Atene, un contingente di circa venticinque mila uomini (di cui almeno mille cavalieri), al comando di Artaferne.
Milziade
Sotto la guida di Milziade, il generale con maggiore esperienza, un esercito di circa diecimila uomini tra Ateniesi e Platesi bloccò le due uscite dalla piana di Maratona. Dopo cinque giorni di stallo, i Persiani decisero di rimbarcare le truppe, a iniziare dalla cavalleria, per attaccare direttamente Atene. A quel punto Milziade ordinò l’avanzata e i Persiani, privi del supporto della cavalleria ai lati, cedettero e si ritirarono sulle navi. Erodoto riporta che i Persiani persero oltre 6.400 uomini contro i 192 degli ateniesi. Non appena i Persiani ripresero il mare, gli Ateniesi marciarono il più velocemente possibile verso Atene riuscendo a precedere Artaferne che, vedendo la propria occasione sfumata, fece ritorno in Asia.
Conclusioni
La battaglia di Maratona segnò uno spartiacque nelle guerre greco-persiane poiché mostrò ai Greci che i Persiani potevano essere battuti ed evidenziò la superiorità degli opliti greci, pesantemente armati, rispetto alla fanteria leggera persiana.